“Ansia-Italia.it” è un sito web specialistico del macrogruppo “Centroitalianodipsicoterapia.it”, che racchiude un numero di domini internet curati e diretti dal Dott. Pierpaolo Casto, psicologo e psicoterapeuta specializzato in Psicoterapia cognitiva e comportamentale.
È un portale che si prefigge di fornire un quadro complessivo sulla ricca famiglia dei disturbi d’ansia, puntando a rappresentare un punto d’informazione esperto e fidato per il riconoscimento, la comprensione e l’identificazione della diagnosi possibile alle manifestazioni sintomatologiche avvertite dal paziente che ne fa lettura.
Gli articoli e le ricerche di approfondimento pubblicati in quest’area illustrano, per ciascuna patologia presa in esame, il suo percorso: dalla comparsa dei sintomi esordienti alla loro insorgenza più grave in intensità e frequenza, all’alimentazione del problema attraverso inganni mentali maligni e alla possibilità reale di porre rimedio e rimuovere il problema.
“Ansia-Italia.it” analizza i principali disturbi d’ansia, ovvero:
- Disturbo d’ansia: l’ansia disfunzionale che si configura come un meccanismo di allarme costante e generalizzato, che può cronicizzarsi, rispetto a situazioni di non reale pericolo.
- Disturbo di attacchi di panico: il corredo di sintomi fisici tramite cui l’ansia accumulata rispetto a un’immagine cognitiva di scenari possibili creata dal paziente, sfocia in una crisi di panico.
- Disturbo ossessivo-compulsivo: il problema mentale che si caratterizza per la presenza di pensieri ossessivi (ossessioni) e/o di reazioni compulsive (compulsioni).
- Disturbo d’ansia sociale: la condizione di disagio e di paura che un individuo avverte in contingenze sociali in cui si può essere giudicato dagli altri per il proprio stato imbarazzato, per l’eventualità di apparire ridicolo o incapace e per la possibilità di essere umiliato dinanzi agli altri.
- Disturbo d’ansia da prestazione: l’impossibilità per un uomo di consumare un rapporto sessuale a causa della mancata produzione o dal mancato mantenimento dell’erezione.
- Disturbo d’ansia da gioco d’azzardo: l’irrefrenabile e distruttiva dipendenza dal gioco, altresì detta “ludopatia”.
È opportuno precisare in questa pagina introduttiva che l’ansia, di per sé, è un meccanismo assolutamente normale e utile che, in taluni casi estremi, può anche salvarci la vita: essa, infatti, ci preavvisa l’eventualità di un pericolo nell’ambiente rispetto alla situazione presente oppure rispetto a una minaccia futura, consentendoci di attuare determinate strategie per ridurre al minimo o eludere ogni tipo di conseguenza negativa.
Quelle sopraelencate, però, sono le sfaccettature patologiche dell’ansia, ovvero quand’essa sfocia nella sua disfunzionalità: quand’è funzionale si esaurisce in concomitanza con la conclusione dell’evento che l’ha scaturita; quand’è disfunzionale, invece, eccede e persiste oltre una particolare situazione avvertita come pericolosa e tende a generalizzarsi, compromettendo la serenità quotidiana della persona che ne soffre.
Di ciascuna patologia ne verranno descritti la definizione scientifica, la storia, i sintomi, le tipologie, le cause e i consigli sui trattamenti di cura, con particolare occhio di riguardo al percorso elettivo di risoluzione e remissione definitiva dei disturbi: la psicoterapia cognitivo-comportamentale.
A questo sito web, si affianca il canale youtube “Pierpaolo Casto”, dove lo specialista fornisce un’ulteriore spiegazione video degli argomenti di ricerca trattati negli elaborati quivi inseriti.
La sede in cui il Dott. Pierpaolo Casto svolge la sua professione di consulenza e gli incontri psicoterapici in studio è sita a
Casarano (Lecce), in via Magenta 64
Per info e contatti: cell. 328 9197451 / 0833 501735
In questo Portale conosciuto come ANSIA ITALIA e Diretto dal Dott. Pierpaolo Casto vengono trattati tutti i principali disturbi d’ansia, ed in particolare: disturbo d’ansia, attacchi di panico, disturbo ossessivo compulsivo, ansia sociale, ansia da prestazione, ansia da gioco d’azzardo.
È possibile accedere all’elenco degli articoli cliccando sul nome del disturbo nel seguente indice o accedendo alla sessione dal menu principale:
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I temi principali trattati negli articoli riguardano chiarimenti su cosa sono, quali sono i sintomi, come si manifesta e come si curano questi disturbi.
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Definizione di ansia:
L’ansia è una risposta multisistemica ad una minaccia o un pericolo percepito. Essa riflette una combinazione di cambiamenti biochimici nel corpo, la storia personale del paziente e la memoria, e la situazione sociale. Per quanto ne sappiamo, l’ansia è un’esperienza esclusivamente umana. Agli animali appartengono chiaramente la paura, ma l’ansia umana implica la capacità, di utilizzare la memoria e l’immaginazione per spostarsi avanti e indietro nel tempo, cosa che gli animali non sembrano avere. L’ansia che si verifica nelle sindromi post-traumatiche indica che la memoria umana è molto più complicata di quella animale. Inoltre, si manifestano grandi livelli di ansia nella previsione di eventi futuri. E ‘importante distinguere tra ansia come sentimento o esperienza, e un disturbo d’ansia come diagnosi psichiatrica. Una persona può sentirsi ansiosa senza avere un disturbo d’ansia. Inoltre, una persona di fronte a un pericolo chiaro e presente o un timore realistico di solito non è considerato in uno stato di ansia. Spesso, l’ansia si verifica spesso come sintomo in altre categorie di disturbi psichiatrici.
Descrizione dell’ansia
Anche se l’ansia è un’esperienza comune che ognuno di noi sperimenta, è difficile da descrivere concretamente perché ha tante cause potenziali e gradi di intensità diversi. I medici a volte categorizzano l’ansia come un’ emozione o un effetto a seconda di come viene descritto dalla persona che la vive o da un osservatore esterno. La parola emozione è generalmente utilizzata per i cambiamenti biochimici e le sensazioni che sottendono il sentimento interiore di una persona. Se un medico dice che un paziente ha un effetto ansioso, significa che il paziente appare nervoso o ansioso, o risponde ad altri in un modo ansioso (ad esempio, l’individuo è traballante, tremante, ecc.)
Anche se l’ansia è legata alla paura, non è la stessa cosa. La paura è una risposta mirata diretta a un evento o un oggetto specifico, e la persona ne è consapevole. La maggior parte delle persone prova paura se qualcuno gli punta una pistola caricata o se vede un tornado che si addensa all’orizzonte. Essi, inoltre, riconoscono che hanno paura. L’ansia, d’altra parte, è spesso sfocata, vaga e difficile da definire e ricondurre ad una causa specifica. In questa forma si chiama ansia liberamente fluttuante. A volte l’ansia nel presente può derivare da un evento o da una persona che ha causato dolore e paura in passato, ma l’individuo ansioso non è consapevole della fonte originaria del sentimento. Si tratta di aspetti di ansia di lontananza che rende difficile per le persone confrontarsi con le proprie esperienze. Considerando che la maggior parte delle persone hanno paura in situazioni fisicamente pericolose, e sono d’accordo che la paura è una risposta adeguata in presenza di pericolo, l’ansia è spesso innescata da oggetti o eventi che sono unici e specifici di un individuo. Un individuo potrebbe essere ansioso a causa di un senso unico o dalla memoria che è stimolata da circostanze attuali, non a causa di un pericolo immediato. Un altro individuo guardando la persona ansiosa dall’esterno può essere veramente perplesso per quanto riguarda il motivo di ansia della persona.
Disturbo d’ ansia generalizzata
Il disturbo d’ansia generalizzata è un disturbo cronico che interessa maggiormente le donne. Il disturbo d’ ansia generalizzata è caratterizzato da una ansia persistente che non è concentrata su un particolare oggetto o situazione, ma che permea il vivere quotidiano in ogni sua sfaccettatura. Le persone che hanno questo disturbo hanno il terrore di qualcosa ma sono incapaci di esprimere specificatamente di che paura si tratti; hanno grande difficoltà a controllare le loro preoccupazioni. A causa della tensione muscolare persistente e le reazioni alla paura, possono sviluppare emicrania, palpitazioni, vertigini e insonnia. Questi disturbi fisici, combinati alla intensa ansia di lunga durata, rendono difficile svolgere le normali attività quotidiane.
Il disturbo d’ansia generalizzata, detto anche DAG o GAD, secondo la formula inglese, è una forma clinica dei disturbi d’ansia.
È un problema che interessa prevalentemente le donne, spesso viene sottovalutato, non solo dai pazienti ma anche dai medici, senza tener conto che può portare al suicidio.
Il paziente spesso, riconosce che l’ansia più che derivare da un fattore esterno, derivi da una condizione cognitiva, ma comunque non riesce a smettere di preoccuparsi. Il disturbo è cronico, di solito si presenta in età precoce, tanto che il paziente si definisce ansioso per carattere.
I sintomi caratteristici sono quelli degli stati d’allarme: si può presentare emicrania, palpitazioni, vertigini e insonnia, difficoltà a concentrarsi, tensione muscolare, irrequietezza, disturbi del sonno, a volte ci si sveglia nel bel mezzo della notte, mantenendo un elevato stato d’allarme.
Ad oggi la migliore terapia risulta quella psicologica, di tipo cognitivo-comportamentale.
Un’eventuale terapia farmacologia, con la conseguente somministrazione di benzodiazepine, deve essere gestita direttamente da un medico o da uno psichiatra, perché può generare uno stato di dipendenza.
ANSIA : Cos’è il disturbo d’ansia generalizzata:
Le persone che ne soffrono sono sempre preoccupate, ansiose, tese e questa condizione persiste nel tempo; mentre i disturbi fisici che l’accompagnano possono anche essere intermittenti. L’ansia può spesso essere collegata a situazioni familiari, lavorative o comparire senza alcuna causa reale. Può essere difficile discernere tra persone ansiose per natura, ma che comunque conducono una vita normale, e persone affette dal disturbo d’ansia generalizzata. Di solito il disturbo causa angoscia e incide sulle attività quotidiane, inoltre si hanno alcuni sintomi:
– sensazione di irrequietezza, irritabilità, tensione muscolare;
– ci si affatica facilmente;
– difficoltà di concentrazione;
– si soffre di insonnia
Chi e quando viene colpito dal disturbo d’ansia generalizzata?
Una persona su 50 sviluppa questo disturbo ad un certo punto della vita e sono più colpite le donne rispetto agli uomini.
ANSIA : QUALI SONO I SINTOMI FISICI DELL’ANSIA?
Il sintomo principale è la preoccupazione, ci si reca dal medico per raccontare il disagio fisico. Alcuni sintomi sono:
• Battito cardiaco accelerato, sudorazione, nausea;
• Irrequietezza;
• Irritabilità;
• Insonnia, ci si sveglia improvvisamente e non ci si riaddormenta più;
• Difficoltà a concentrarsi;
• Affaticabilità;
• Dolori muscolari.
COME SI SCOPRE DI SOFFRIRE DI ANSIA?
L’aspetto più comune e che un pensiero ansioso porta ad una serie di altri pensieri negativi, ad esempio: “Devo scrivere un rapporto di lavoro, cosa succede se lo sbaglio? Che cosa succede se il mio capo si arrabbia?” Questo tipo di preoccupazione ne porta altre del tipo: “E se non riesco a pagare le bollette? O il mutuo della casa? Cosa succede se non ho i soldi per provvedere alla mai famiglia?”.
E’ evidente che questo circolo vizioso può durare diverse ore.
Un altro aspetto del disturbo d’ansia generalizzata è quello incentrato sui possibili scenari: pensare a tutto ciò che potrebbe accadere nel futuro.
Per cercare di capire se si tratta d’ansia generalizzata, basta chiedersi per quanto tempo ci si è preoccupati su un determinato evento, infatti questo disturbo è considerato cronico, le persone che ne sono affette ne soffrono per un periodo prolungato di circa sei mesi.
Molte persone diranno di non ricordare da quanto tempo non sono preoccupate, diranno che tutto è cominciato dopo un periodo stressante.
Bisogna ricordare che nei momenti particolarmente stressanti è normale preoccuparsi, diventa preoccupante quando lo si fa per avvenimenti mai accaduti e per tempi prolungati.
ANSIA : Quali sono le cause dell’insorgere del disturbo d’ansia?
La causa non è chiara esso si sviluppa spesso senza una causa apparente anche se sono diversi i fattori che giocano un ruolo importante. Ad esempio:
– il vostro patrimonio genetico può essere importante, infatti alcune persone tendono ad avere una personalità ansiosa perché l’hanno ereditata in famiglia;
– traumi infantili come l’abuso o la morte di un genitore che può procurare ansia nell’età adulta;
– uno stress importante come ad esempio una crisi in famiglia.
Inoltre anche persone affette da depressione o schizofrenia tendono a sviluppare un disturbo d’ansia generalizzata.
ANSIA : Come viene diagnosticata l’ansia
Di solito se i sintomi persistono per più di sei mesi è probabile che ci si trovi di fronte ad un disturbo d’ansia generalizzata, anche se spesso è difficile capire se si tratta di attacchi di panico, depressione o di una miscela di queste condizioni.
Alcuni dei sintomi fisici a volte sono causati anche da altri fattori come:
– bere molta caffeina;
– l’effetto collaterale di alcuni farmaci come gli antidepressivi;
– una ghiandola tiroidea iperattiva;
– -assunzione di droga;
– malattie cardiache che provocano palpitazioni, raramente;
– basso livello di zuccheri nel sangue, raramente;
– tumori che secernono troppa adrenalina o ormoni simili, raramente.
ANSIA : Qual è la prognosi nell’ansia?
Senza alcun trattamento il disturbo d’ansia generalizzata può persistere per tutta la vita, in certi casi in forma lieve in altri in maniera invalidante. La gravità dei sintomi può subire delle oscillazioni ad esempio diventano più acuti in situazioni stressanti come la perdita del lavoro o la separazione dal compagno.
Le persone affette dal disturbo spesso sono fumatori incalliti, che devono troppi alcolici o che assumono droghe, poiché tutte queste cose nel breve termine alleviano i sintomi dell’ansia. A lungo termine però la dipendenza da nicotina, alcool, droga, peggiora la situazione e condiziona pesantemente il livello generale di salute
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ANSIA : Quali sono i possibili trattamenti nell’ansia?
La terapia cognitivo-comportamentale è la più efficace, infatti gli studi dimostrano che funzione per più della metà dei pazienti migliorando la qualità della vita e alleviando i sintomi.
La terapia cognitivo-comportamentale si basa sull’idea che sono alcuni pensieri che innescano alcuni problemi di salute mentale quali l’ansia. Il terapeuta aiuta a comprendere i modelli di pensieri in particolare aiuta ad individuare i pensieri dannosi e le false idee che creano ansia. L’obiettivo della terapia è di modificare il modo di pensare per evitare l’insorgere di queste false idee. La terapia si basa su sedute settimanali di circa un’ora ciascuna che dura diverse settimane. Il paziente dev’essere parte attiva della terapia e deve svolgere dei compiti a casa tra una seduta e l’altra. Il terapeuta può suggerire di tenere un diario settimanale in cui annotare i pensieri che si fanno quando insorge l’ansia. E’ necessario capire che la terapia cognitivo-comportamentale non indaga sugli eventi del passato, ma si basa sui processi di pensiero ricorrenti.
La consulenza si basa sulle abilità delle persone di risolvere i problemi d’ansia.
Alcuni pazienti preferiscono alla terapia individuale quella di gruppo, durante la quale imparano a rilassarsi, ad acquisire la capacità di risolvere i problemi e a lavorare in gruppo.
Si può anche seguire la strada dell’auto-aiuto, comprando libri, video per combattere lo stress. Si imparano così semplici tecniche di rilassamento, di respirazione profonda, che aiutano ad alleviare i sintomi dell’ansia.
ANSIA : LA CAUSA DELL’ANSIA
La causa della maggior parte dei disturbi d’ansia, anche se non è stata completamente compresa, è entrata nel vivo della ricerca scientifica da alcuni anni. Gli psicologi e gli psicoterapeuti dimostrano con i loro studi che la possibilità di sviluppare un disturbo d’ansia è spesso strettamente correlato al tipo di struttura di personalità del paziente creatosi in un particolare ambiente educativo e che fa rispondere cognitivamente (pensiero) e a livello comportamentale (azioni) in modalità tipiche.
In molti casi secondo alcuni studi sembra poter essere trovata anche una sorta di predisposizione genetica, tuttavia personalmente come psicoterapeuta (con una impostazione scientifica secondo il modello cognitivo-comportamentale) discutendo su questo, rigetto tale ipotesi e ripropongo che se è vero che l’educazione sia così importante nel nostro modo di essere, e che genitori o figure educative particolarmente apprensive, scrupolose, in poche parole tendenzialmente ansiose trasmettano in qualche modo il loro stile caricando in maggiore o minore misura il bambino o il ragazzo di tale ansia e insegnando implicitamente a prendere come cliché per il proprio stile di pensiero e azione quel modo di agire (per imitazione come in qualsiasi altro apprendimento da parte del bambino), allora sarà anche vero che probabilmente sarà un “tipo ansioso” come i suoi genitori e che con altrettanta probabilità trasmetterà lo stesso “stile ansioso” ai suoi figli.
Secondo questa tesi, quindi, una persona ansiosa, oltre che essere ansiosa, è allo stesso tempo -ansiogena-: cioè capace di costruirsi intorno un ambiente carico di tensione, e stimolare nelle persone intorno condotte simili alle sue .
Infatti, per rigettare ancora l’ipotesi genetica sottolineo anche come, sebbene esista tale credenza, la scienza non ha ancora saputo dare prove di questa ipotesi identificando e indicando dei geni “responsabili della trasmissione dell’ansia”_. Fino ad oggi non è stato possibile fornire la dimostrazione dell’esistenza di un preciso gene che presente nella mappa genetica indica il soggetto “ansioso” o, quantomeno, predisposto all’ansia.
E’ facile accorgersi che le donne soffrono d’ansia maggiormente rispetto ai maschi. Esistono due studi che tentano in qualche modo di spiegarne il motivo: il primo è quello secondo cui responsabili di ciò siano alcune caratteristiche degli ormoni femminili; La seconda ricerca, invece, rivela, utilizzando dei test specifici, che le donne abbiano una suscettibilità maggiore rispetto agli eventi stressanti e che rispondano a questi con più allarme. Si può ritenere anche qui che molto possa essere rimandato principalmente ai fattori culturali che spesso sostengono, alimentano e spesso attendono nei soggetti di sesso femminile pensieri e condotte di apprensione maggiore rispetto alle situazioni reali.
ANSIA : LA CURA DELL’ANSIA
In molti studi, la terapia cognitivo comportamentale è risultata il miglior trattamento per i disturbi di attacchi di ansia e d’ansia. E’ particolarmente efficace per combattere gli attacchi di ansia, con un successo dell’80- 90% dei casi. La terapia ha due componenti: l’identificazione e l’evoluzione del pensiero dai modelli distorti che portan
o all’ansia (terapia cognitiva) e la desensibilizzazione dell’ansia attraverso l’esposizione alle situazioni temute (comportamento- terapia). L’importanza assegnata a ciascuno dei due aspetti dipende dalla natura del problema. Ad esempio, fobie specifiche, come paura delle altezze, sono trattate in modo efficace con la sola terapia cognitiva.; se invece, si ha agorafobia, allora bisogna lavorare per cambiare il modo di pensare e di esporsi alle situazioni che si temono.
Di seguito verranno illustrati alcuni dei principi, che vengono spesso utilizzati per aiutare le persone che soffrono di attacchi di ansia, in modo che possano acquisire la padronanza degli attacchi stessi.
Anche se gli attacchi di ansia sembrano usciti dal nulla, non sono altro che frutto del nostro pensiero. Solo quando vengono scissi nelle varie componenti si può raggiungere la padronanza su di loro. L’attacco di ansia non è che un senso d’ansia soffocante e un errore di interpretazione delle sensazioni, percepite come dannose. La convinzione che ci si trovi in pericolo non fa altro che aumentare i sintomi e la visione catastrofica degli eventi, tanto da creare un circolo vizioso tra sensazioni corporee, pensieri distorti e ansia che possono sfociare repentinamente in un attacco di ansia. Il vero problema è la convinzione errata che ci si trovi in pericolo di vita, non il ansia in se e per se, poiché questo è solo la manifestazione emotiva di tali pensieri. Quando si giunge a comprendere che queste credenze sono errate, arrivando ad un livello più profondo, allora, si è padroni del ansia.
A disposizione delle persone che soffrono di attacchi di ansia, c’è la psicoterapia. Ovviamente il livello cambia da persona a persona a seconda della gravità del disturbo, ognuno troverà qualcosa che si adatti al problema. Gli operatori sanitari che trattano questi disturbi, sono convinti che ogni persona può giungere ad un totale recupero dai sintomi.
Il primo passo verso il recupero è una buona diagnosi, non si può risolvere un problema se non lo si conosce. Una volta che è stata fatta la diagnosi, il recupero è già in atto, anche se bisogna ricordare che è necessaria disciplina e dedizione perché si possa risolvere il problema.
Un popolare metodo di risoluzione del disturbo consta di 5 passi:
• Formazione: al fine di superare gli attacchi di ansia è necessario capire qual è la causa scatenante; spesso proprio la comprensione del problema è la chiave per la guarigione.
• Fisica: ci sono alcuni rimedi fisici quali rilassarsi, mantenere un certo grado di equilibrio durante l’attacco di ansia, fare aerobica, una dieta sana, un bagno caldo ed eventualmente aiutarsi con bevande rilassanti quali tisane e camomilla.
• Meditazione: questo include tutte le tecniche di rilassamento che sia meditazione, preghiera, tecniche visive.
• La terapia cognitivo comportamentale: l’unica forma di terapia che risulta veramente efficace per la cura di attacchi di ansia. La sua efficacia è ampiamente studiata da ricercatori universitari. La terapia cognitivo- comportamentale insegna il modo per gestire gli attacchi di ansia.
• Farmaci: trovare la giusta forma e dose del farmaco può aiutare a combattere il disturbo.
Questo programma ha spesso aiutato i pazienti a sentirsi meno debilitati dall’attacco di ansia, anche se lavorare con un professionista può rendere l’intero processo più facile e veloce nel successo
ANSIA : I farmaci usati nella “cura” dell’ansia (per la sedazione dei sintomi…)
-Buspirone: è uno dei medicinali prescritto per il disturbo d’ansia generalizzata; è un ansiolitico che agisce sulla serotonina, una sostanza chimica cerebrale che può causare i sintomi dell’ansia. Perché risulti efficace sono necessarie almeno due settimane, si parte da un basso dosaggio e un buon piano terapeutico si basa sull’assunzione per almeno otto settimane. Se dopo questo lasso di tempo il farmaco risulta inefficace è necessario sospenderlo. Gli specialisti concordano nel dire che anche se assunto per un periodo di tempo prolungato non dà dipendenza. Alcuni soggetti riferiscono di effetti collaterali quali mal di testa e vertigini.
– farmaci beta-bloccanti come il propanololo: a volte vengono utilizzati per curare forme acute d’ansia temporanea. Possono provocare tremore ma non influenzano il sistema mentale.
– farmaci antidepressivi. Sono comunemente usati per curare la depressione, ma anche per ridurre i sintomi dell’ansia anche in assenza di depressione. Gli studi di settore dimostrano che gli antidepressivi alleviano i sintomi dell’ansia in almeno la metà delle persone che soffrono del disturbo d’ansia generalizzata. Essi agiscono interferendo con i neurotrasmettitori come la serotonina che può causare l’ansia. Gli antidepressivi necessitano almeno di 2-3 settimane per dare dei risultati, eco perché coloro, che sospendono la terapia dopo circa una settimana perché non vedono dei benefici, sbagliano, bisogna dare tempo al tempo.
Gli antidepressivi non sono dei tranquillanti e non danno, di solito, assuefazione. Ci sono vari tipi di antidepressivi, ognuno con i suoi pro e contro, ad esempio differiscono tra di loro per i possibili effetti collaterali. Tuttavia gli antidepressivi ( inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina) sono quelli maggiormente usati per i disturbi d’ansia. Succede a volte che dopo due o tre giorni dall’inizio della terapia i sintomi dell’ansia aumentano per poi cominciare a diminuire.
– benzodiazepine come il diazepam: è uno dei farmaci più usati per i disturbi d’ansia perché ne allevia i sintomi. Il problema è che creano dipendenza e risultano inefficaci già dopo poche settimane, pertanto non vengono prescritti in condizioni d’ansia persistente. Possono anche dare sonnolenza.
– Hydroxyzina: è un antistaminico a volte usato per i disturbi d’ansia e dà sonnolenza.
– Combinazione di trattamenti: ad esempio la terapia cognitiva associata al buspirone può funzionare meglio di ciascun farmaco assunto da solo.
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La prima sensazione che si prova quando si è ansiosi è paura, poi tensione e anche malessere fisico. Spesso si ha il ritmo cardiaco accelerato, palpitazioni, malessere, tremore, sudorazione secchezza delle fauci, dolore toracico, mal di testa, mal di stomaco, respirazione accelerata.
I sintomi fisici sono dovuti ai messaggi che il cervello invia nelle varie parti del corpo, questi messaggi nervosi tendono a far lavorare in modo accelerato il cuore, i polmoni e inoltre vengono rilasciati nel sangue anche gli ormoni che causano lo stress, cioè l’adrenalina che agisce sul cuore, sui muscoli e in altre parti del corpo causando i vari sintomi.
L’ansia in situazioni stressanti è normale e può anche essere utile poiché l’esplosione di adrenalina nel corpo e degli impulsi nervosi, possono aiutare a lottare.
L’ansia è anormale se:
– è spropositata rispetto alla situazione;
– persiste anche in situazioni non stressanti;
– sembra insensata.
ANSIA : QUALI SONO I DISTURBI D’ANSIA?
Esistono diversi disturbi in cui l’ansia fa da padrone. Uno dei più ricorrenti è il disturbo d’ansia generalizzata.
ANSIA : COS’E’ UN DISTURBO D’ANSIA?
Il disturbo d’ansia generalizzata colpisce circa il 5% della popolazione. Le persone che ne soffrono si preoccupano eccessivamente per eventi di vita quotidiana. Spesso è accompagnato da disturbi fisici come dolore ai muscoli e da sonnolenza.
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ANSIA : COME RICONOSCERE IL DISTURBO D’ANSIA?
• Maria è una ragazza di 28 anni, che ha da poco iniziato a lavorare dopo aver conseguito la laurea, con ottimi voti. Maria vive con i suoi 2 gatti e la sua migliore amica. Si descrive come una persona da sempre ansiosa, alla quale tutti suggeriscono di non preoccuparsi così tanto per ogni cosa. Quando frequentava il liceo trovava difficile non preoccuparsi se era in orario per la lezione, se i suoi voti erano buoni, se faceva arrabbiare troppo i suoi genitori, che università avrebbe scelto e così via. Maria non riesce a controllare queste sue preoccupazioni, soprattutto quando a fine giornata si ritrova da sola e cerca di rilassarsi, sente dolori muscolari ed è facilmente irritabile. Maria non ricorda più l’ultima volta che è riuscita a rilassarsi, poiché si sente sempre tesa, come se stesse per accaderle qualcosa di brutto. Negli ultimi mesi ha avuto difficoltà a dormire, si sveglia di sobbalzo e non riesce più ad addormentarsi. I giorni in cui la sua preoccupazione arriva al culmine non riesce a concentrarsi sul lavoro e appare molto distratta. Si preoccupa del suo aspetto e chiede consiglio in famiglia, riesce consciamente a dire che ha un problema, ma non riesce a controllarsi e teme che nel futuro possa andare solo peggio.
• Michele è un uomo di 50 anni che vive con la moglie da 30 anni, ha 2 figli adulti e 5 nipoti. Michele inizia ad avere problemi d’ansia, già dopo pochi anni di matrimonio, quando con sua moglie hanno cominciato ad avere dei figli. Le sue più grandi preoccupazioni riguardavano i figli, il loro futuro, la sicurezza economica e la salute dei suoi genitori. Ora che i suoi figli sono adulti si preoccupa per i nipoti e perl la sua salute e quella di sua moglie. Queste preoccupazioni hanno inficiato la capacità di Michele di godersi la vita, si sente sempre inquieto e ha continuamente mal di collo a causa della tensione muscolare. Ha anche rifiutato degli avanzamenti di livello sul posto di lavoro, poiché in questo modo avrebbe avuto più responsabilità che non sarebbe riuscito a sostenere. Michele ha anche difficoltà a dormire, è ormai sonnifero-dipendente, i suoi familiari si lamentano perché non si ferma mai un momento, ma per lui questo è l’unico modo per non pensare… A volte quando pensa, ha paura che sia successo qualcosa di brutto ai suoi nipoti ed il pensiero è talmente sconvolgente che viene aggredito da un attacco di panico. Nell’ultimo periodo, dopo il divorzio della figlia, Michele ritiene che il livello d’ansia non solo sia aumentato in frequenza e intensità ma, che le sue preoccupazioni siano molto gravi. Dopo questi periodi prolungati d’ansia, si sente depresso per un’intera settimana e perde ogni tipo di interesse per le altre cose. Michele prova invidia verso tutti coloro che riescono a divertirsi e rilassarsi, si sente stretto in una morsa dalla quale non riesce ad uscire. Ha molta paura che l’ansia comporti gravi problemi di salute.
ANSIA : COSA SIGNIFICA AVERE PAURA?
Tutti i pensieri si concentrano sugli eventi negativi che potrebbero accadere, di solito si verificano quando ci si chiede “e se restassi bloccato nel traffico e arrivassi in ritardo a lavoro? Il mio capo potrebbe arrabbiarsi. E se perdessi il lavoro e non riuscissi a trovarne un altro? E se la mai famiglia mi considerasse una nullità?”.
ANSIA : COSA SUCCEDE SE LA PAURA DIVENTA INCONTROLLABILE?
L a paura diventa un problema quando diventa ogni giorno più eccessiva e incontrollabile, questo significa che il disturbo d’ansia generalizzata porta le persone a preoccuparsi troppo e a non riuscire a smettere. Alcune buone domande da porsi sono:
• Mi preoccupo più di quanto fanno gli altri?
• Le persone mi dicono che mi preoccupo troppo?
• Mi preoccupo anche se va tutto bene?
• Cerco di trovare un modo per non pensare che sono preoccupato?
• E’ difficile smettere di preoccuparmi una volta che comincio a farlo?
ANSIA : DI CHE COSA SI PREOCCUPANO LE PERSONE AFFETTE DA DISTURBO D’ANSIA?
La maggior parte delle persone hanno le stesse preoccupazioni solo che ciascuno si preoccupa in maniera e gradi diversi. Ci si preoccupa anche di cose meno importanti come essere in orario per un appuntamento, preoccuparsi per il lavoro o la scuola, per la famiglia, per il futuro…
ANSIA : COM’E’ LA VITA QUOTIDIANA DEI PAZIENTI CON ANSIA?
Molti sono perfezionisti, si assicurano che tutto sia stato svolto perfettamente, sembra che per loro sia impossibile vivere nell’incertezza. Si sentono in difetto se non sono sicuri al 100% di una cosa, cercano di essere sempre rassicurati, chiamano molte volte le persone care per verificare che stiano bene, si rifiutano di delegare ad altri delle commissioni, cercheranno di tenersi occupati per il maggior tempo possibile, il vero problema è che questa strategia è davvero faticosa da portare avanti. Spesso il disturbo si manifesta intorno agli 11-12 anni, oppure intorno ai 20 o 40 in questo caso tutto è scatenato da un momento di stress. Soffrire di questo disturbo è più comune per le donne, le recenti ricerche dimostrano che circa il 90% delle persone soffrono di depressione, disturbo d’ansia sociale, disturbo di panico e fobia specifica. Poiché mal soffrono l’incertezza queste persone eviteranno situazioni che non possono controllare .
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Cause e sintomi dell’ansia
L’ansia può avere un certo numero di cause diverse. Si tratta di una risposta multidimensionale agli stimoli nell’ambiente della persona, o una risposta ad uno stimolo interno (ad esempio, la reazione di un ipocondriaco a un brontolio dello stomaco) risultante da una combinazione di processi biologici e psicologici individuali generali.
Cause Fisiche dell’ansia
In alcuni casi, l’ansia è prodotta da reazioni fisiche allo stress o da alcuni processi di malattia o farmaci.
Il sistema nervoso autonomo (ANS), è vigile per rispondere a pericoli o minacce. Queste risposte non sono soggette al controllo cosciente, e sono le stesse nell’uomo come negli animali inferiori. Esse rappresentano un adattamento evolutivo per i predatori di animali e altri pericoli ai quali tutti gli animali, compresi gli esseri umani primitivi, hanno dovuto far fronte. La reazione più comune di questo tipo è la cosiddetta risposta “combatti o fuggi”. Questa risposta è automatica, “allarme rosso” dell’organismo umano in una situazione di pericolo di vita. Si tratta di uno stato di ipervigilanza fisiologica ed emozionale caratterizzato da elevata tensione muscolare e forti sentimenti di paura o rabbia. Quando una persona ha una reazione di lotta o fuga, il livello di ormoni dello stress nel sangue aumenta. Si diventa più vigile e attento, le pupille si dilatano, aumenta il battito cardiaco, i tassi di respirazione, e la digestione rallenta, consentendo di far arrivare più energia nei muscoli.
Questa reazione di emergenza è regolata da una parte del sistema nervoso chiamato sistema nervoso autonomo, o ANS. L’ANS è controllato dall’ipotalamo, una parte specializzata del tronco cerebrale che è fra un gruppo di strutture chiamata sistema limbico. Il sistema limbico controlla le emozioni umane attraverso le sue connessioni con le ghiandole e muscoli, ma si collega anche alla ANS e centri cerebrali “superiori”, come ad esempio parti della corteccia cerebrale. Un problema con questa disposizione è che il sistema limbico non può distinguere la differenza tra una minaccia fisica realistica e un pensiero o idea ansiogeni. L’ipotalamo può innescare il rilascio di ormoni dello stress dalla ghiandola pituitaria, anche quando non vi è alcun pericolo esterno e oggettivo. Un secondo problema è causato dagli effetti collaterali biochimici di troppi “falsi allarmi” nei ANS. Quando una persona risponde a un reale pericolo, il suo corpo si libera degli ormoni dello stress con la fuga o combattendo. Nella vita moderna, tuttavia, le persone spesso hanno reazioni di lotta o di fuga in situazioni in cui non possono fuggire né scatenarsi fisicamente. Come risultato, i loro corpi devono assorbire tutti i cambiamenti biochimici anziché rilasciarli. Questi cambiamenti biochimici possono produrre sentimenti ansiosi, così come la tensione muscolare e altri sintomi fisici associati con l’ansia. Essi possono anche produrre cambiamenti permanenti nel cervello, se il processo si ripete. Inoltre, disturbi fisici cronici, come la malattia coronarica, possono essere aggravate dall’ ansia, come l’ipervigilanza cronica che produce eccessivo stress sul cuore, stomaco e altri organi.
Malattie e disturbi nell’ansia:
L’ansia può essere un sintomo di alcune condizioni mediche. Alcune di queste malattie sono disturbi del sistema endocrino, come la sindrome di Cushing (sovrapproduzione di cortisolo dalla corteccia surrenale), e comprendono l’ ipoattività della ghiandola tiroidea. Altre condizioni mediche che possono produrre ansia includono la sindrome da stress respiratorio, prolasso della valvola mitrale, porfiria, e il dolore al petto causato da insufficiente apporto di sangue al cuore (angina pectoris).
Uno studio pubblicato nel 2004 ha mostrato che le persone che avevano avuto lesioni ossee traumatiche possono avere ansia, non riconosciuta in forma di disordine da stress post-traumatico.
Farmaci e uso di sostanze nell’ansia
Numerosi farmaci possono causare sintomi di ansia sotto forma di effetto collaterale. Essi comprendono la pillola anticoncezionale, alcuni farmaci per la tiroide o asma, alcuni agenti psicotropi; occasionalmente, anestetici locali, corticosteroidi, farmaci antiipertensivi, e farmaci anti-infiammatori non steroidei (come il flurbiprofene e ibuprofene).
Anche se la gente di solito non pensa che alla caffeina come ad una droga, essa può causare sintomi di ansia se consumata in quantità elevate. I pazienti che consumano cibi ricchi di caffeina e bevande, come cioccolato, cacao, caffè, tè o bibite gassate (soprattutto cola bevande), a volte possono abbassare i loro sintomi di ansia semplicemente riducendo l’assunzione di queste sostanze.
Anche la sospensione di alcuni farmaci da prescrizione, soprattutto beta-bloccanti e corticosteroidi, può causare ansia, così come quella di sostanze d’abuso, tra cui l’LSD, cocaina, alcol e oppiacei, può anche causare ansia.
Associazioni apprese
Alcuni aspetti dell’ ansia sembrano essere inevitabili sottoprodotti del processo di sviluppo umano. Gli esseri umani sono unici tra gli animali in quanto essi trascorrono un tempo insolitamente lungo della vita in una condizione relativamente impotente, e un senso di impotenza può portare all’ ansia. Il lungo periodo di dipendenza umana dagli adulti significa che le persone possono ricordare, e imparare ad anticipare, spaventandosi, sconvolgenti esperienze molto prima di essere sufficientemente in grado di sentire un senso di padronanza sul proprio ambiente. Inoltre, il fatto che i disturbi d’ansia spesso si sviluppino nelle famiglie indica che i bambini possono imparare atteggiamenti malsani così come sani, e comportamenti da parte dei genitori. Inoltre, disturbi ricorrenti nelle famiglie possono indicare che esiste una componente genetica ereditaria di alcuni disturbi d’ansia, ad esempio, è stato riscontrato un più alto tasso di disturbi d’ansia (panico) nei gemelli identici rispetto a gemelli fraterni.
INFANZIA, SVILUPPO E ANSIA:
Gli esseri umani imparano durante il primo anno di vita che non sono autosufficienti e che la loro sopravvivenza di base dipende dalla cura degli altri. Si pensa che questa prima esperienza di impotenza sia alla base delle angosce più comuni della vita adulta, tra cui la paura di impotenza e la paura di non essere amati. Il modello psicoanalitico tiene ampiamente conto l’aspetto simbolico dell’ansia umana; esempi includono disturbi fobici, ossessioni, compulsioni, e altre forme di ansia che sono altamente individualizzate. La durata del processo di maturazione umana consente molte opportunità per i bambini e gli adolescenti di collegare le loro esperienze con determinati oggetti o eventi che possono portare sentimenti passati nella vita adulta. Ad esempio, una persona che era spaventata da bambina da un uomo alto con gli occhiali, può provare panico dopo che qualcosa gli ricorda la persona o l’esperienza senza consapevolmente sapere perché.
Freud pensava che l’ ansia fosse il risultato di conflitti interni di una persona. Secondo la sua teoria, le persone si sentono ansiose quando si sentono combattute tra desideri e sollecitate verso determinate azioni, da un lato, e le restrizioni morali, dall’altro. In alcuni casi, l’ansia della persona può attaccarsi ad un oggetto che rappresenta il conflitto interiore. Per esempio, qualcuno che si sente in ansia riguardo al denaro può essere combattuto tra il desiderio di rubare e la convinzione che rubare sia sbagliato. Il denaro diventa un simbolo per il conflitto interiore tra il fare ciò che è considerato giusto e il fare ciò che si vuole.
Fobie:
Le Fobie sono un tipo speciale di reazione d’ansia, in cui l’ansia della persona è concentrata su un oggetto o situazione specifici che la persona tenta quindi di evitare. Nella maggior parte dei casi, la paura della persona è del tutto sproporzionata rispetto alla sua “causa”. Prima del Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali, quarta edizione (DSM-IV), le fobie specifiche venivano chiamate fobie semplici. Si stima che il 10-11% della popolazione svilupperà una fobia nel corso della vita. Alcune fobie, come l’agorafobia (paura degli spazi aperti), claustrofobia (paura degli spazi piccoli o confinati) e fobia sociale, sono condivise da un gran numero di persone.
Fattori di stress ambientali e sociali
L’ansia ha spesso una dimensione sociale, perché gli esseri umani sono creature sociali. Le persone spesso riportano sensazioni di ansia elevata quando anticipano e, quindi, temono la perdita di approvazione sociale o di amore. La fobia sociale è un disturbo d’ansia specifico che è contrassegnato da alti livelli di ansia o paura di imbarazzo in situazioni sociali.
Un altro fattore di stress sociale è il pregiudizio. Le persone che appartengono a gruppi che sono bersaglio di pregiudizi sono a più alto rischio di sviluppare disturbi d’ansia. Alcuni esperti pensano, per esempio, che i più alti tassi di fobie e disturbo di panico tra le donne rifletta la loro maggiore vulnerabilità sociale ed economica.
Alcuni studi controversi indicano che l’aumento di immagini e storie di notizie e intrattenimento violenti o sconvolgenti può aumentare il livello di ansia di molte persone. L’ansia può anche essere causata da fattori ambientali o professionali. Le persone che devono vivere o lavorare a contatto con rumori improvvisi, luci o lampeggiante, vapori chimici o fastidi simili, che non possono evitare o controllare, possono sviluppare elevati livelli di ansia.
Ansia esistenziale
Un altro fattore che modella le esperienze umane di ansia è la conoscenza di mortalità personale. Gli esseri umani sono gli unici animali che sembrano essere consapevoli della loro durata di vita limitata. Alcuni ricercatori ritengono che la consapevolezza della morte influenzi le esperienze di ansia dal momento in cui una persona è abbastanza grande per capire la morte.
I SINTOMI DELL’ANSIA
Per capire la diagnosi e il trattamento dell’ ansia, è utile avere una conoscenza di base dei suoi sintomi.
Somatica. I sintomi somatici o sintomi fisici di ansia includono mal di testa, vertigini o capogiri, nausea e / o vomito, diarrea, formicolio, carnagione pallida, sudorazione, intorpidimento, difficoltà di respirazione, e sensazioni di oppressione al torace, collo, spalle, o le mani. Questi sintomi sono prodotti dalle reazioni ormonali, muscolari e cardiovascolari coinvolti nella reazione di lotta o fuga. Bambini e adolescenti con disturbo d‘ansia generalizzata mostrano un’alta percentuale di disturbi fisici.
Comportamentali: Sintomi comportamentali di ansia includono stimolazione, tremore, irrequietezza generale, iperventilazione, discorso pressione, sfregare le mani, o finger tapping.
Cognitivi: I sintomi cognitivi di ansia includono pensieri ricorrenti o ossessivi, sentimenti di sventura, morbosità o la paura che induce pensieri o idee, confusione o incapacità di concentrarsi.
Enozionali: Stati emotivi associati con l’ansia includono tensione o nervosismo, e sentimenti di irrealtà, panico o terrore.
Meccanismi di difesa. In teoria psicoanalitica, i sintomi di ansia negli esseri umani possono derivare da o attivare una serie di meccanismi di difesa inconsci. A causa di queste difese, è possibile per una persona essere ansiosa senza esserne coscientemente consapevole o apparire ansiosa agli altri. Queste difese psicologiche sono:
* La repressione. La persona che spinge pensieri o idee ansiosi fuori della consapevolezza cosciente.
* Razionalizzazione. La persona che giustifica i sentimenti ansiosi dicendo che qualsiasi persona normale si sentirebbe ansiosa nella loro situazione.
* Somatizzazione. L’ansia emerge sotto forma di disturbi fisici e malattie, come ad esempio mal di testa ricorrenti, disturbi di stomaco, o dolori muscolari e articolari.
* Delirio. La persona che converte i sentimenti ansiosi in teorie del complotto o idee simili senza esame di realtà.
Diagnosi
La diagnosi di ansia è difficile e complessa a causa della varietà delle sue cause e la natura altamente personalizzata e individualizzata della sua formazione dei sintomi. Non esistono test medici che possono essere utilizzati per diagnosticare l’ansia da sola. Quando un medico esamina un paziente ansioso, dovrà in primo luogo escludere condizioni fisiche e malattie che hanno l’ansia come sintomo. A parte queste eccezioni, l’esame fisico di solito è inconcludente. Alcuni pazienti ansiosi possono sperimentare un aumento della pressione sanguigna o della frequenza cardiaca quando sono colpiti dall’ ansia, o possono sembrare pallidi o sudare pesantemente, ma altri possono apparire fisicamente del tutto normali. Il medico poi si informa sui farmaci assunti dal paziente, dieta, e la storia professionale per vedere se sta assumendo farmaci che possono causare ansia, se stanno abusando di alcol o psicofarmaci, se consumano caffeina, o se il posto di lavoro è rumoroso o pericoloso. Nella maggior parte dei casi, la più importante fonte di informazioni diagnostiche è storia psicologica e sociale del paziente. Il medico può somministrare un breve test psicologico per aiutare a valutare l’intensità di ansia del paziente e alcune delle sue caratteristiche. Alcuni test che vengono spesso indicati includono la Hamilton Anxiety Scale e disturbi d’ansia Interview Schedule (ADIS). Molti medici chiedono gli esami del sangue per verificare un certo numero di fattori chimici nel sangue, come il livello di ormone tiroideo e di zucchero nel sangue.
Trattamento e cura dell’ansia
Non tutti i pazienti con ansia richiedono una cura, ma per i casi più gravi, si raccomanda un trattamento. Poichè l’ansia ha spesso più di una causa ed è vissuta in modo molto individuale, il suo trattamento di solito richiede più di un tipo di terapia. Inoltre, non vi è alcun modo di sapere in anticipo come pazienti risponderanno ad un farmaco o terapia specifica. A volte il medico dovrà provare diversi farmaci o metodi di trattamento prima di trovare la combinazione migliore per quel particolare paziente. Di solito ci vogliono circa sei-otto settimane per il medico per valutare l’efficacia di un regime di trattamento.
Farmaci
I farmaci sono spesso prescritti per alleviare i sintomi fisici e psicologici di ansia. La maggior parte delle sostanze contrastano i cambiamenti biochimici e muscolari coinvolti nella reazione di lotta o fuga. Alcuni lavorano direttamente sulle sostanze chimiche nel cervello che si ritiene essere alla base dell’ansia.
Ansiolitici. Gli Ansiolitici sono a volte chiamati tranquillanti. La maggior parte dei farmaci ansiolitici sono o benzodiazepine o barbiturici. I Barbiturici, una volta di uso comune, sono oggi poco utilizzati nella pratica clinica, poichè rallentano la trasmissione degli impulsi nervosi dal cervello alle altre parti del corpo. Essi includono i farmaci, quali fenobarbital (Luminal) e pentobarbital (Nembutal). Le benzodiazepine agiscono rilassando i muscoli scheletrici e calmano il sistema limbico. Essi includono i farmaci, quali clordiazepossido (Librium) e diazepam (Valium). Entrambi i barbiturici e benzodiazepine producono potenzialmente assuefazione e possono causare sintomi di astinenza, ma le benzodiazepine hanno molta meno probabilità dei barbiturici di causare dipendenza fisica.
ltri due tipi di farmaci ansiolitici includono meprobamato (Equanil), che ora è usato raramente, e buspirone (Buspar), un nuovo tipo di ansiolitico che sembra funzionare, aumentando l’efficienza delle emozioni. Buspirone ha diversi vantaggi rispetto ad altri ansiolitici. Esso non provoca problemi di dipendenza, non interagisce con l’alcol, e non influisce sulla capacità del paziente di guidare o di usare macchinari. Tuttavia, buspirone non è efficace contro alcuni tipi di ansia, come il disturbo di panico.
Antidepressivi e beta-bloccanti. Per alcuni disturbi d’ansia, come il disturbo ossessivo-compulsivo e attacchi di panico, un tipo di farmaci utilizzati per il trattamento della depressione, inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina (SSRI, come il Prozac e il Paxil), sono il trattamento di scelta. Un nuovo farmaco che si è dimostrato efficace come Paxil è chiamato escitalopram ossalato (Lexapro). Poichè l’ansia spesso coesiste con sintomi di depressione, molti medici prescrivono farmaci antidepressivi per i pazienti ansiosi / depressi. Mentre gli SSRI sono più comuni, gli antidepressivi sono talvolta prescritti, tra cui antidepressivi triciclici come l’imipramina (Tofranil) o gli inibitori della monoamino-ossidasi (MAO-inibitori) come fenelzina (Nardil).
I beta-bloccanti sono farmaci che agiscono bloccando la reazione del corpo agli ormoni dello stress che vengono rilasciati durante la reazione di lotta o fuga. Essi comprendono farmaci come il propranololo (Inderal) o atenololo (Tenormin). I beta-bloccanti sono spesso somministrati a pazienti con sintomi di ansia post-traumatici. Più comunemente, i beta-bloccanti sono somministrati a pazienti con una forma lieve di ansia sociale, come la paura di parlare in pubblico.
Psicoterapia per curare l’ansia
La maggior parte dei pazienti con ansia è trattata con la psicoterapia più che con i farmaci. Molti pazienti traggono beneficio da terapie che sono progettate per aiutarli a scoprire i conflitti inconsci e meccanismi di difesa, al fine di comprendere come si sviluppano i sintomi. I pazienti che sono estremamente ansiosi possono trarre beneficio dalla psicoterapia di sostegno, che mira alla riduzione dei sintomi piuttosto che alla ristrutturazione della personalità.
Due approcci più recenti che funzionano bene con i pazienti ansiosi sono la terapia cognitivo-comportamentale (CBT), e tecniche di rilassamento. In CBT, al paziente viene insegnato a identificare i pensieri e situazioni che stimolano la sua ansia, e di visualizzarli in modo più realistico. Nella parte comportamentale del programma, il paziente è esposto all’oggetto ansiogeno, situazione o stimolo interno (come un battito cardiaco accelerato) in fasi graduali fino a che non è desensibilizzato ad esso. Il Training di rilassamento, comprende esercizi di respirazione e tecniche simili, destinati ad aiutare il paziente a prevenire l’iperventilazione e alleviare la tensione muscolare associata alla reazione di lotta o fuga. Sia la CBT che il training di rilassamento può essere utilizzato in terapia di gruppo, così nel trattamento individuale. Oltre a CBT, i gruppi di sostegno sono spesso utili per i pazienti ansiosi, perché forniscono una rete sociale e diminuiscono l’imbarazzo che spesso accompagna i sintomi di ansia.
Psicochirurgia
La Chirurgia del cervello è molto raramente raccomandata per i pazienti con ansia, tuttavia, alcuni pazienti con gravi casi di disturbo ossessivo-compulsivo (OCD) sono stati aiutati da un intervento su una parte del cervello che è coinvolta nel disturbo ossessivo compulsivo. Normalmente, questa operazione viene tentata dopo che tutti gli altri trattamenti hanno fallito.
Trattamento alternativo
Trattamenti per l’ansia alternativi coprono una grande varietà di approcci. La meditazione si ritiene utile per i pazienti con fobie e disturbo di panico. Idroterapia è utile per alcuni pazienti ansiosi perché favorisce il rilassamento generale del sistema nervoso. Lo yoga, aikido, tai chi, danza aiutano i pazienti a lavorare con il fisico, così come con le emozioni e le tensioni che possono promuovere l’ansia.
I medici omeopatici selezionano un rimedio sulla base di altri sintomi associati e sulla costituzione generale del paziente. La medicina cinese considera l’ansia come un blocco della forza vitale, all’interno del corpo del paziente che è più suscettibile di incidere sul polmone e intestino crasso. Il praticante di medicina cinese sceglie posizioni dei punti di agopuntura e / o terapia a base di erbe per spostare il qi e riequilibrare l’intero sistema in relazione al polmone e intestino crasso.
Prognosi
La prognosi per la risoluzione dell’ ansia dipende dal disturbo specifico e da una grande varietà di fattori, tra cui l’età del paziente, sesso, stato di salute generale, situazione di vita, sistema di credenze, rete di sostegno sociale, e di risposte ai diversi farmaci e forme di terapia di ansiolitici.
Prevenzione
Gli esseri umani hanno un controllo significativo sul pensiero, e, pertanto, possono imparare modi di prevenire l’ansia cambiando le idee irrazionali e le convinzioni. Gli esseri umani hanno anche un certo potere sull’ansia derivante da condizioni sociali e ambientali. Altre forme di ansia, tuttavia, sono integrate nell’ organismo umano e sul suo ciclo di vita, e come tali, non possono essere evitati o eliminati.
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Disturbo d’Ansia Generalizzata
Che cosa è il Disturbo d’Ansia Generalizzata:
Il disturbo d’ansia generalizzata è un disturbo che è caratterizzato da sentimenti persistenti di ansia e di preoccupazione, tipicamente sproporzionata rispetto alle circostanze reali e che coinvolge la maggior parte dei settori della vita giornaliera di una persona; è molto difficile da controllare. La preoccupazione è generalizzata, permea, infatti, un certo numero di differenti eventi o circostanze, ed i sintomi fisici dell’ansia non sono specifici e fanno parte di una normale risposta alle minacce percepite dal nostro corpo.
Gli individui con disturbo d’ansia generalizzata si descrivono come sensibili per natura
alla tendenza a preoccuparsi, di solito questa preoccupazione esiste dall’ infanzia o dalla prima adolescenza.
I sintomi di ansietà tipicamente vissuti da individui con ansia generalizzata sono:
– sensazione di irrequietezza,
– stanchezza persistente,
– difficoltà di concentrazione,
-sensazione di irritabilità,
– tensione muscolare,
– difficoltà a dormire.
Il disturbo d’ansia generalizzata è uno dei disturbi d’ansia più comuni ed è possibile che si verifichino una o alcune delle seguenti sensazioni:
– tremori o agitazione
– tensione muscolare
– sudorazione
-senso di soffocamento
– tachicardia
– iperventilazione
– secchezza delle fauci
– vampate di calore o brividi
– sensazione di malessere o nausea
Questa risposta di “lotta o fuga” è utile nel breve termine, soprattutto se il pericolo può essere affrontato con uno sforzo fisico, ma è inutile a lungo termine e sicuramente di scarsa utilità nelle
situazioni stressanti. Non c’è da meravigliarsi del fatto che, quando ci sentiamo minacciati da qualcosa, ci sentiamo soffocare, ci sentiamo nauseati, e le nostre braccia e gambe cominciano a
tremare e agitare. Tutti questi cambiamenti nel corpo possono essere rapidamente invertiti attraverso una vigorosa attività fisica. Questo spiega perché molte persone segnalano il desiderio di
consumare energia fisica, quando sono immessi in situazioni stressanti. Per le persone che sono inclini a preoccuparsi eccessivamente, questi cambiamenti possono essere molto inquietanti e fonte di minaccia; questo, naturalmente, porta ad ulteriore attivazione della ‘lotta o fuga’ di risposta e
l’intero ciclo viene proseguito.
L’ansia innesca, pensieri di paura, sentimenti stimolanti, immagini, o situazioni minacciose.
L’ansia cronica
Se si ha difficoltà a interrompere il ciclo di ansia, i problemi possono diventare cronici;è infatti,
molto probabile che gli individui con disturbo d’ansia generalizzata abbiano avuto difficoltà di lunga data con la gestione di ansia, a volte per mesi o addirittura anni. Alcune conseguenze del sentirsi ansioso per un lungo tempo sono:
-sensazione di irrequietezza
-stanchezza cronica
-difficoltà di concentrazione o vuoti di memoria
– irritabilità
– tensione muscolare
– difficoltà ad addormentarsi o a mantenere il sonno
– senso di sopraffazione
– sentirsi depresso o demoralizzato
Quando si verificano questi problemi, l’ansia ha iniziato a interferire con la quotidianità.
Si sa che l’ansia è una situazione normale, propria dell’essere umano, tutto sta nell’imparare a gestirla. Perché compaiono i sintomi di tensione e di ansia?
Il motivo per cui si diventa ansiosi è probabilmente dovuto ad una combinazione di cause.
– La personalità
La personalità è il modo solito in cui reagiamo, sentiamo e ci comportiamo di anno in anno. La maggior parte delle persone che cercano un trattamento per il disturbo d’ansia, si sentivano nervose, non solo a causa degli alti livelli di ansia, ma perché ritenevano di essere persone sensibili, emotive, e che si preoccupavano facilmente; ci sono dei vantaggi ad essere così, perché essere sensibile significa che si è in grado di capire le altre persone in modo rapido e, quindi, questo crea un senso di piacere. Ma l’emotività e la propensione a preoccuparsi sono i semi da cui l’ansia può crescere.
– L’effetto di eventi di vita e fattori di stress
L’ansia può avere inizio in un momento in cui si verifica un elevato livello di stress. Si può anche condurre la maggior parte della propria esistenza senza sperimentare elevati livelli d’ansia, ma può verificarsi un fatto preoccupante, ad esempio che un parente sviluppi una malattia pericolosa per la propria vita per scatenare il disturbo d’ansia.
-Preoccuparsi di preoccuparsi
Un secondo livello di preoccupazione è stata identificata in soggetti con disturbo d’ansia generalizzata e include i pensieri, come:
– “Non riesco a controllare la mia preoccupazione”
– “La preoccupazione è dannosa per me”
– “La mia preoccupazione non avrà mai fine”
– “ Impazzirò di preoccupazione”
Queste preoccupazioni possono aumentare il senso di minaccia e di conseguenza i sintomi di ansia possono salire ulteriormente. A volte le persone arrivano a credere che la loro preoccupazione potrebbe essere utile, si potrebbe pensare: “è meglio prepararsi al peggio”, come se preoccuparsi di un probabile evento futuro, basti a prevenirlo. Ma queste credenze sono raramente confermate, e l’individuo continua a preoccuparsi.
– Comportamenti che possono mantenere elevati livelli di preoccupazione e ansia.
Un certo numero di cose che hanno a che fare con la preoccupazione nel breve termine possono effettivamente causare l’ansia e la preoccupazione a lungo termine.
La ricerca continua di rassicurazione potrebbe alleviare l’ansia nel breve termine, ma il sollievo è di solito solo temporaneo.
–Individuazione dei pensieri ansiogeni
L’Individuazione dei pensieri, sentimenti e comportamenti che contribuiscono all’ ansia è un passo importante, serviranno durante la terapia a pianificare al meglio le strategie per gestire i problemi di ansia generalizzata. Sarà necessario monitorare i progressi ottenuti, per vedere che cosa funziona bene e cosa non funziona così bene. In particolare verrà chiesto:
– identificare il contenuto della preoccupazione
– identificare le credenze (“preoccuparsi di preoccuparsi”)
Durante la terapia cognitivo-comportamentale, lo psicoterapeuta, assegnerà dei compiti da eseguire giornalmente, e soprattutto chiederà di annotare gli episodi ansiogeni, i pensieri scatenanti l’episodio e la descrizione dei sentimenti provati.
E’ altresì necessario valutare i sintomi: se c’è stata iperventilazione, se è episodica (che si verificano solo durante gli episodi di ansia elevata o depressione), o abituale (che si verifica per gran parte del giorno). In ogni caso lo psicoterapeuta, aiuterà il paziente attuando delle tecniche di respirazione.
Quando le persone sono state tese e ansiose per lunghi periodi, non sono spesso consapevoli
della situazione; poiché essere teso è diventato normale e può anche far sentire la persona rilassata rispetto a quando era estremamente ansiosa. I sintomi possono essere facilmente attivati da piccoli aumenti di eccitazione causata da anche da banali eventi.
Ricordate, il rilassamento è una abilità e, come tale, migliora con la pratica. Non disperate se
durante le prime sedute non si raggiungono i livelli profondi di rilassamento. Più spesso si pratica il rilassamento, più profondo sarà il relax , e più a lungo dura l’effetto.
Sarà necessario impegnarsi per almeno otto settimane di pratica quotidiana, al fine di
realizzare davvero effetti di lunga durata. Alcune persone continuano il relax quotidiano molti anni dopo aver lasciato il trattamento. Lasciate andare la tensione nei muscoli specifici attraverso
esercizi di rilassamento isometrici , la maggior parte delle esercitazioni non comporta alcun cambiamento evidente nella postura o movimento, altri coinvolgono un certo movimento e
sono meglio se riservati, in qualche luogo in cui il movimento è probabile che non attiri troppo l’attenzione.
Alcune persone riferiscono che non possono rilassarsi o che non possono praticare il relax. Dal momento che tutti gli esseri umani condividono un analoga natura biologica, di solito non c’è
ragione puramente fisica per cui il rilassamento dovrebbe funzionare per alcune persone e non per altre. Il motivo per cui il rilassamento non può funzionare per alcune persone è di solito causa di qualche fattore psicologico o una pratica insufficiente.
-”Sono troppo teso per rilassarmi”.
In questo caso, l’individuo utilizza il sintomo come una scusa per non rilassarsi.
Circa 1 persona su 10 riferisce che, quando si rilassa, entra in contatto con i sentimenti
che non piacciono o sentimenti che li spaventano. Non dovete preoccuparvi di perdere il controllo durante le sedute di rilassamento.
-“Mi sento in colpa perché perdo tanto tempo”
Il rilassamento è una parte importante del recupero. Molte terapie richiedono tempo, per esempio, la fisioterapia.
-“Non riesco a trovare il luogo o il tempo”
Se non riesci a trovare 20 minuti, trovane 10 da qualche parte nel corso della giornata per rilassarti.
Rilassatevi durante la serata, mentre il vostro partner sta leggendo il giornale – non c’è bisogno di stare da solo per rilassarsi. Non scegliere un momento in cui si preferisce essere altrove. Ad esempio, non scegliere di rilassarsi all’ora di pranzo se si preferisce stare con gli amici.
-“Non ricevo nulla in cambio”.
Sfortunatamente, molte persone si aspettano troppo e troppo presto dal training di rilassamento, invece non si può pretendere di annullare anni di tensione abituale in poche sedute di rilassamento. L’impazienza è uno dei sintomi di ansia, quindi è necessario capire che questa reazione è un segno che hai veramente bisogno di continuare con il training di rilassamento. Bisogna impostare obiettivi a lungo termine, piuttosto che monitorare il miglioramento giorno per giorno.
Si consideri il seguente esempio. Tre persone sono in attesa a una fermata dell’autobus. Vedono il bus che si avvicina ma che passa oltre senza fermarsi:
– La prima persona si arrabbia e stringe i pugni
– La seconda persona diventa ansiosa e il cuore inizia a battere forte
– La terza persona scrolla le spalle e va avanti con la lettura del giornale.
Lo stesso evento produce tre risposte differenti, perché non è l’evento che
provoca direttamente i sentimenti e il comportamento, ma piuttosto, i pensieri che le tre persone avevano sull’evento.
– La prima persona potrebbe aver pensato: “Questo bus si doveva fermare! Ora sono
in ritardo per una riunione importante “.
– La seconda persona potrebbe aver pensato “Ormai sono in ritardo, non riuscirò a fare tutto in tempo, e il resto della giornata sarà un disastro “.
– Il terzo potrebbe aver pensato “Potrei essere in ritardo, ma non c’è molto che possa fare al riguardo
adesso. “.
Così le persone possono rispondere in modo diverso alla stessa situazione. La loro risposta emotiva e il comportamento (C) è legato al loro modo di pensare o interpretare (B) qualsiasi situazione o
evento (A).
Se siete come la prima o la seconda persona nel precedente esempio si potrebbe avere la propensione a vedere le cose come peggio di quello che sono, e si può essere se stessi causa di inutili ansie. Tutte le persone che hanno sofferto di ansia per molti anni sviluppano un certo modo abituale e inutile di pensare in alcune situazioni. Spesso tendono ad aspettarsi il peggio; il modo in cui un individuo reagisce agli eventi e alle persone è in gran parte legato nelle aspettative e ipotesi che tale individuo detiene circa
particolari situazioni. Alcune di queste aspettative e ipotesi non possono essere particolarmente utili.
Aspettative quali:
– “Io so che qualcosa di terribile sta per accadere.”
– “Non riesco a concentrarmi e questo sconvolge tutta la mia vita.”
– “Io sarò sempre in ansia.”
– “La mia preoccupazione mi farà impazzire”
In genere, queste aspettative e le ipotesi sono state costruite nel corso di un certo numero di anni,
sembrano automatiche, esse, tuttavia, hanno una significativa implicazione, nel modo in cui ci si sente, e come ci si comporta.
E ‘importante riconoscere che modelli di pensiero sono inutili abitudini, e che le abitudini possono
essere cambiate con uno sforzo e con la pratica. Identificare i pensieri inutili associati all’ansia è il primo passo per cambiare il modo di pensare.
Percezione dei sintomi di ansia
Qualcuno che è preoccupato che i sintomi di ansia possono davvero essere segni di una grave malattia fisica sottostante e ancora non riconosciuta, è vittima di una cattiva interpretazione, delle proprie esperienze. Essi credono che i sintomi siano pericolosi, anche se sono oggettivamente innocui. Il problema è che l’etichetta applicata è sbagliata! Preoccuparsi di avere una grave malattia provoca più ansia, e comporta anche la maggior parte delle spiacevoli sensazioni corporee che hanno causato la preoccupazione.
-Sfidare il pensiero ansiogeno.
Identificare e sfidare i vostri inutili pensieri automatici non è sempre così facile. Possono essere d’aiuto, quattro tipi di domande:
– Qual è la prova di quello che ho pensato?
– Quali alternative ci sono per quello che ho pensato?
– Qual è l’effetto di pensare al mio modo di fare?
– Quali errori di pensiero sto facendo?
Chiedetevi se il pensiero sarebbe stato accettato come corretto da altre persone. Come fai a sapere che quello che pensi sia giusto?
Oltre ad impegnarsi in un esercizio mentale di valutare le prove, si possono cercare prove a favore e contro la credenza.
Alcuni esempi di errori di pensiero comuni includono:
-Pensare in termini di tutto-o-niente. Questo è il pensiero in bianco e nero in cui le cose sono
visto come tutte buone o tutte cattive, o sicuro o pericoloso – non c’è via di mezzo.
Attenzione alle parole, come sempre, mai, tutti, nessuno, tutto, o nulla. Chiedetevi se la situazione è davvero così netta come si sta pensando.
-“Le cose non vanno mai bene per me. Nessun altro ha problemi come me “.
Condannare te stesso sulla base di un singolo evento
-“Ho fatto un errore oggi, io sono un completo fallimento.”
Concentrarsi sulle debolezze e dimenticare i punti di forza.
-Incolpare se stessi per ciò che non è colpa tua. Questo servirà solo a peggiorare le cose.
Generazione di pensieri alternativi
Cambiare il modo di pensare sembra più facile di quanto non lo sia. Dopo aver identificato i
pensieri inutili che contribuiscono all’ ansia, sarà necessario imparare a guardare ciascuno di
questi pensieri oggettivamente e poi dare una visione realistica della situazione. Questo
processo necessita di tempo e sforzo da parte vostra. Se il vostro modello di pensiero è ben appreso e praticato fino a quando diventa abituale, può diventare difficile da scuotere. Avrete bisogno di scrivere le vostre preoccupazioni e ciò che si teme e poi valutare se la paura è giustificata o se si tratta di una visione non realistica di una situazione. L’obiettivo per imparare a cambiare il modo di pensare non è quello di cercare di convincersi che le cose siano migliori di quello che sono, piuttosto, l’obiettivo è quello di essere in grado di riconoscere quando il pensiero è inutile.
I pensieri utili sono generalmente:
RAGIONEVOLE non catastrofico
AUTOSTIMA non autolesionista
LOGICO non illogico
FLESSIBILE non rigido
Sfidare Il Pensiero ansiogeno.
Identificare e sfidare gli inutili pensieri automatici non è sempre così facile.
Solitamente la visione del tutto o niente, si sviluppa in età giovanile, mentre con il passare degli anni, ci si rende conto che non è tutto e sempre bianco o nero; tuttavia alcune credenze possono rimanere inflessibili, anche in età adulta. Quando le credenze sono irrealistiche e inutili, allora possono portare a livelli intensi e di lunga durata di ansia o depressione. Per fortuna, le ipotesi e le convinzioni di base possono essere modificate allo stesso modo di pensieri automatici.
Gestire la preoccupazione
Gli Individui con ansia generalizzata si preoccupano molto, e queste preoccupazioni tendono ad interferire con le cose di ogni giorno; noi tutti ci preoccupiamo in varia misura di problemi che potrebbero sorgere in casa o sul Lavoro, di malattia o infortunio. Gli Individui con ansia generalizzata riconosceranno che si preoccupano eccessivamente di queste cose , e che le preoccupazioni sono spesso irrealistiche, che permeano gran altera parte della loro giornata tipo.
La preoccupazione non porta all’azione produttiva o implicita, invece, i problemi restano irrisolti, le paure e le credenze inutili su eventi o situazioni continuano incontrastate.
Indecisione
Determinare se la preoccupazione è guidata da indecisione. Essi possono essere eccessivamente perfezionista.
Problemi di identificazione
La maggior Parte delle persone può avere difficoltà nell’identificare il vero problema alla base dell’ansia; spesso nono ci si accorge, che non è l’evento in sé a creare il malessere, ma piuttosto la percezione che se ne ha; a volte non è l’evento catastrofico, ma i pensieri che ne derivano. Si tratta di errori cognitivi che rendono la situazione peggiore di quello che è in realtà.
La Scelta della Soluzione ottimale
In questa fase l’obiettivo è scegliere la soluzione (o combinazione di soluzioni) che risolverà
il problema o permetterà di raggiungere un obiettivo.
Spesso è utile scegliere una Soluzione che può essere fácilmente applicata e non troppo difficile da
implementare, anche se non può essere la soluzione ideale. Il Problema non può essere risolto immediatamente, ma si potrebbe avere fatto una differenza, e ciò che si impara, potrebbe essere utile per la seconda volta.
Pianificazione
Un piano d’azione dettagliato aumenta la probabilità che il problema sarà risolto.
La ragione più comune per cui le soluzioni falliscono, è per mancanza di pianificazione. E’ necessario delineare i passi, la seguente lista di controllo si applica a qualsiasi problema ed è utile per vedere se avete pianificato correttamente:
– Avete le risorse necessarie (tempo, competenze, attrezzature, denaro)
– Hai l’accordo o la collaborazione di altre persone che potrebbero essere coinvolte nel
piano?
-Sono stati esaminati tutti i passaggi e le possibili difficoltà?
– Sono state pianificate tutte le strategie per far fronte a probabili difficoltà? Impostazione specifica,
orari o scadenze potranno ridurre al minimo il rischio di procrastinazione.
Soluzione strutturata
FASE 1: qual è il problema / obiettivo? Pensare al problema / obiettivo
attentamente, porsi domande. Poi scrivere esattamente qual è il problema / obiettivo.
FASE 2: ELENCO TUTTE LE SOLUZIONI POSSIBILI mettere giù tutte le idee, anche quelle cattive.
Elencare le soluzioni senza valutazione in questa fase.
1.
2.
3.
4.
5.
6.
FASE 3: valutare ogni possibile soluzione. Valutare i principali vantaggi e svantaggi di ciascuno.
FASE 4: Scegliere la soluzione più pratica. Scegliere la soluzione che può essere effettuata in modo più facile per risolvere (o per iniziare a risolvere) il problema.
FASE 5: pianificare come effettuare la MIGLIORE SOLUZIONE. Elencare le risorse necessarie e le principali insidie da superare. Pratica passi difficili, prendere appunti
delle informazioni necessarie.
FASE 6: valutare i progressi ed essere soddisfatto di qualsiasi progresso.
Focalizzarsi sul primo risultato. Identificare ciò che è stato raggiunto, quindi ciò che deve ancora essere raggiunto.
Fare una lista di:
– situazioni o circostanze che innescano la preoccupazione o l’ansia
.le situazioni che si evitano a causa dell’ ansia o di cui ci si preoccupa
-comportamenti che compi in risposta alla preoccupazione
Assicurati di includere le cose che potrebbero non essere evidenti a prima vista , come certi argomenti di conversazione o di news, opportunità mancate, incertezza, pensieri di malattia o
incidenti. Se l’ansia è troppo elevata per consentire di modificare direttamente il comportamento allora:
1. è possibile scomporre il comportamento in passi più piccoli, più gestibili
2. potrebbe essere necessario affrontare le preoccupazioni non realistiche circa l’esito di questo cambiamento di condotta.
Esempio: Evitare articoli di giornale su una malattia pericolosa per la vita
Naturalmente, alcune persone fanno cose come training di rilassamento o di respirazione lenta quando si sono sentiti male per qualche tempo. Questo va bene, a patto che si tenga conto dello
stress o di ansia che possono essere insiti nella tua vita, e riavviare gli esercizi nel momento in cui ricompaiono i sintomi.
Può anche essere utile per rivisitare alcune delle strategie di pensiero che hai trovato utile durante il
trattamento. Ad esempio, piuttosto che cercare di affrontare le preoccupazioni inutili nella vostra mente, scriverle! Vi ricorderete che questo aiuta a prendere le distanze dalle proprie paure e ad essere più realistici nel pensiero.
-Cambiamento duraturo
Persone con ansia di lungo termine hanno generalmente sofferto per lungo tempo. Il più delle volte, i problemi di ansia iniziano in adolescenza, ma la maggior parte delle persone non iniziano alcun trattamento fino ai 20 o 30 anni.
Il nostro obiettivo è non solo cambiare le vostre reazioni e la vostra capacità di far fronte alle avversità, ma anche cambiare il modo in cui hai imparato a pensare. Tali modi di pensiero possono essere diventati una caratteristica intrinseca della vostra personalità, forse anche quella parte
di te stesso che si considera costitutiva del proprio essere. Tuttavia, questa funzione si trasforma
nel vostro peggior nemico. In effetti, sarà infine necessario modificare gli aspetti inutili del modo di pensare e di comportarsi. Avrete bisogno di fare questo al fine di rendere la vita più gratificante, per essere più efficace ed efficiente sul lavoro, e per stare più vicino alle persone che ti circondano.
Questi cambiamenti non saranno facili, perché significherà cambiare una parte fondamentale della vostra personalità. Ma con la pratica costante e solida delle nuove competenze che hai imparato,
continuerai a fare cambiamenti positivi nel corso di mesi futuri e persino anni.
ANSIA
L’ansia si identifica come un insieme di emozioni negative che includono paura, apprensione e preoccupazione, ed è spesso accompagnata da forti sintomi fisici come palpitazioni, dolori al petto e/o respiro corto, nausea, tremore interno. Può essere un vero e proprio disturbo cerebrale primario oppure può essere associata ad altri problemi medici, o disturbi psichiatrici. I segni che ne derivano sono quelli della “lotta o fuga” dal pericolo imminente. E’ totalmente differente dalla paura, in quanto è vaga e causata da conflitti interiori.
L’ansia sembra avere varie componenti di cui una cognitiva, una somatica, una emotiva, una comportamentale.
* La componente cognitiva comporta aspettative di pericolo diffuso e incerto.
* Dal punto di vista fisiologico, il corpo si prepara ad affrontare una minaccia (una reazione d’emergenza): la pressione del sangue e la frequenza cardiaca aumentano, così come la sudorazione, il flusso sanguigno verso i più importanti gruppi muscolari; mentre le funzioni del sistema immunitario e quello digestivo diminuiscono. I segni visibili dell’ansia includono pallore della pelle, sudore, tremore e dilatazione pupillare.
* Dal punto di vista emotivo, l’ansia causa un senso di terrore o panico, nausea e brividi.
* Dal punto di vista comportamentale, si possono verificare sia comportamenti volontari sia involontari, questi sono frequenti. In ogni caso l’ansia non sempre è patologica è un’emozione come la paura, la rabbia, la tristezza e la felicità, ed è una funzione importante in relazione alla sopravvivenza, perché attiva il meccanismo di difesa dal pericolo.
Disturbi
Si pensa che i circuiti neurali che coinvolgono l’amigdala e l’ippocampo siano alla base dell’ansia. Infatti quando siamo sottoposti a stimoli spiacevoli e potenzialmente dannosi come odori o gusti ripugnanti, si ha un aumento dei flussi sanguigni nell’amigdala. Questo potrebbe indicare che l’ansia è un meccanismo di protezione che evita comportamenti potenzialmente dannosi per l’organismo come nutrirsi di cibo avariato.
Se invece l’ansia si presenta cronicamente e sconvolge la vita di una persona si può allora diagnosticare un disturbo d’ansia. I più comuni sono il disturbo d’ansia generalizzata (DAG), il disturbo di panico (DP), la fobia sociale, le fobie specifiche, il disturbo ossessivo-compulsivo (DOC) e il disturbo post traumatico da stress (DPTS).
Diagnosi
Una buona anamnesi e una visita medica sono essenziali per la diagnosi iniziale di qualunque disturbo d’ansia per poter escludere qualunque altro problema medico che potrebbe provocare gli stessi sintomi dell’ansia. Una storia familiare di disturbi d’ansia o altre malattie psichiatriche rafforza la probabilità che esso si verifichi. Sarebbe necessario un accurato esame medico, vista la forte correlazione con altri problemi psichiatrici, compresi l’abuso di sostanze e la depressione. Verranno effettuati quindi gli esami del sangue.
Termini chiave
Ansiolitico – Un tipo di farmaco che aiuta ad alleviare l’ansia.
Sistema nervoso autonomo (ANS) – La parte del sistema nervoso che fornisce terminazioni nervose nei vasi sanguigni, cuore, intestino, ghiandole e muscoli lisci, e governa il loro funzionamento involontario. Il sistema nervoso autonomo è responsabile dei cambiamenti biochimici coinvolti in esperienze di ansia.
Ghiandola endocrina – Una ghiandola duttile, come l’ipofisi, tiroide o ghiandola surrenale, che secerne i suoi prodotti direttamente nel sangue o nella linfa.
Ansia generalizzata – Ansia che manca di un preciso contenuto.
Ipervigilanza – Uno stato o condizione di tensione muscolare ed emotiva prodotta da ormoni rilasciati durante la reazione di lotta o fuga.
Ipotalamo – Una parte del cervello che regola il sistema nervoso autonomo, il rilascio di ormoni dalla ghiandola pituitaria, cicli di sonno, e la temperatura corporea.
Sistema limbico – Un gruppo di strutture nel cervello che include l’ipotalamo, amigdala e ippocampo. Il sistema limbico svolge un ruolo importante nella regolazione di stati d’animo e delle emozioni umane. Molti disturbi psichiatrici sono legati a disfunzioni del sistema limbico.
Fobia – In teoria psicoanalitica, una difesa psicologica contro l’ansia in cui il paziente sposta sentimenti ansiosi su un oggetto esterno, attività, o situazione.
Disturbo di panico
Gli attacchi di panico, si presentano come brevi ma intensi attimi di terrore che causano tremore, vertigini e difficoltà respiratorie. Ne soffre chi viene colpito spesso da elevati livelli di ansia. L’APA, cioè American Psychiatric Association (2000), definisce l’attacco di panico come una paura o disagio che incomincia bruscamente e ha il suo picco in 10 minuti o meno.
Sebbene gli attacchi di panico a volte sembrano immotivati, solitamente compaiono dopo esperienze spaventose, stress prolungato o perfino dopo intenso esercizio fisico. Spesso quando una persona sperimenta per le prime volte, un attacco di panico, la sensazione più comune è quella di aver avuto un attacco di cuore e spesso si reca immediatamente in ospedale; tale preoccupazione persiste anche dopo aver scongiurato qualsiasi problema fisico e nonostante la somministrazione di tutti gli esami dovuti. Tali manifestazioni fisiche non fanno che rinforzare il pensiero di qualche grave malattia. Dopo queste prime esperienze, ogni piccolo cambiamento nel corpo, sarà percepito come causa di stress.
I normali cambiamenti nella frequenza cardiaca, con conseguente aumento del battito cardiaco, durante un attacco di panico, porterà il paziente a credere che qualcosa non va con il cuore o che sta per avere un altro attacco di panico. Qualcuno si preoccupa a tal punto da evitare di uscire di casa. Il disturbo di panico viene diagnosticato quando diversi attacchi apparentemente spontanei portano l’individuo a preoccuparsi di eventuali e futuri attacchi. Può succedere che in concomitanza dell’attacco di panico si sviluppi anche l’agorafobia, ossia ansia di trovarsi in una situazione spiacevole e imbarazzante. Altre fobie comuni sono la claustrofobia, ossia la paura dei luoghi chiusi, e l’ipocondria, la paura di ammalarsi e/o di morire.
Un attacco di panico è un periodo di paura intenso, che ha un inizio improvviso e durata variabile dai 2 ai massimo 20 minuti. In alcuni casi la durata è maggiore, dalle due alle tre ore, e possono susseguirsi più attacchi consecutivi. I sintomi includono tremore, sudore, nausea, vertigini, iperventilazione, parestesie (sensazione di formicolio), tachicardia, sensazione di soffocamento o asfissia. Essi si manifestano in modo diverso dagli altri disturbi d’ansia, poiché sembrano non avere nessuna causa scatenante e sono spesso debilitanti per l’individuo. L’attacco di panico può essere definito come un circolo vizioso, in cui la paura per un successivo attacco non fa che aggravare la percezione dei sintomi fisici. La maggior parte delle persone che sperimentano un attacco, poi ne ha altri in seguito.
La maggior parte delle persone che soffre di attacchi di panico ha paura di morire, di “impazzire” o perdere il controllo della propria vita. Dopo aver sperimentato un attacco di panico, la risposta immediata è quella di fuggire da un possibile e nuovo attacco, nonché di recarsi, quando i sintomi sono insopportabili, presso un presidio ospedaliero.
L’attacco di panico si distingue da altre forme di ansia dall’intensità e la sua natura improvvisa ed episodica. Gli attacchi di panico si sviluppano in soggetti che soffrono di disturbi d’ansia, agorafobia, claustrofobia, fobia sociale, ipocondria e altre condizioni psicologiche che comprendono l’ansia. Le persone con fobie sperimentano un attacco di panico, quando si trovano a confrontarsi con l’oggetto della fobia. Questi attacchi di panico sono di solito brevi e si attenuano rapidamente una volta che è stato rimosso il fattore scatenante.
Sintomi dell’attacco di panico
I sintomi di un attacco di panico, sono improvvisi e apparentemente aspecifici. Possono includere disturbi che interessano l’Apparato cardiocircolatorio e l’Apparato nervoso in senso lato:
* Aumento della frequenza cardiaca o palpitazioni
* Aumento della pressione arteriosa a valori molto elevati
* Dolori al petto/braccio sinistro
* Difficoltà di respirazione (dispnea), affanno
* Formicolio o intorpidimento alle mani, al viso, ai piedi o alla bocca
* Rossore al viso e al petto o brividi
* Sudorazione
* Parti distali fredde e sudate (mani e piedi)
* Vampate di calore o brividi di freddo
* Cefalea
* Confusione mentale (difficoltà nell’organizzare pensieri e/o seguire un discorso correttamente)
* Vertigini, stordimento, nausea, conati di vomito, senso di sbandamento
* Pianto, grida ed urla strazianti con incapacità di comunicare a voce, spesso con sensazione di nodo alla gola
* Sensazioni di sogno o distorsione percettiva (derealizzazione)
* Dissociazione, percezione che non si è connessi al corpo o perfino che si è disconnessi dal tempo e dallo spazio (depersonalizzazione) o ci si sente come un automa
* Terrore, una sensazione che qualcosa di inimmaginabilmente orribile sta per succedere e si è impotenti per prevenirlo
* Paura di perdere il controllo e fare qualcosa di imbarazzante o di diventare matti
* Paura di morire e/o sensazione di svenire
* Sensazione di lingua e bocca asciutta con sapore metallico in bocca
* Tendenza all’elaborazione ipocondriaca (timore di essere vittima di un male oscuro)
* Tremori fini o a scatti
* Sensazioni di rivissuto (deja-vu)
Sintomi differenti
Sempre l’attacco di panico si presenta come paura improvvisa, che scatena un rilascio di adrenalina (epinefrina) che causa la cosiddetta risposta “di lotta o fuga ”, quindi il corpo si prepara ad un’attività fisica importante; si ha poi un aumento della frequenza cardiaca (tachicardia), respirazione rapida (iperventilazione) e sudorazione. Poiché l’eccessivo sforzo fisico succede raramente, l’iperventilazione porta ad abbassare i livelli di anidride carbonica nei polmoni e quindi nel sangue, questo comporta la comparsa di altri sintomi, come formicolio o intorpidimento, vertigini e stordimento. Qualcuno può anche cominciare a respirare più profondamente, facendo diminuire i livelli di anidride carbonica nel sangue.
Chiunque sperimenta l’iperventilazione per un breve periodo di tempo può mostrare questi sintomi. Un circolo vizioso di rilascio di adrenalina alimenta e peggiora i sintomi fisici e lo stress psicologico ma bisogna sempre ricordare che non si sta per morire.
Fobie provocate
Le persone che hanno avuto un attacco di panico, per esempio mentre stavano guidando, facendo shopping in un negozio affollato o in ascensore, possono sviluppare paure irrazionali, chiamate fobie, riguardo a tali situazioni tanto da cominciare ad evitarle, fino ad arrivare al limite: non uscire più da casa. A questo punto si dice che la persona ha un disturbo di panico con agorafobia.
Terapia farmacologica
La terapia farmacologica solitamente viene somministrata insieme alla psicoterapia, ovviamente valutando ogni singolo caso. I farmaci maggiormente utilizzati, sono le benzodiazepine, in abbinamento ad antidepressivi di nuova generazione (SSRI); a volte, e in seguito a valutazione specialistica, possono essere utilizzati anche gli antidepressivi triciclici (TCA).
Tra le benzodiazepine, quella che ha dato migliori risultati è la Paroxetina somministrata a dosi medio-alte (di norma 40 mg al giorno), solitamente nei casi più gravi.
Cause
Spesso i primi attacchi sono scatenati da una malessere fisico, da un forte stress o dall’uso di alcuni farmaci, c’è comunque da dire, che le cause effettive, dell’insorgenza del disturbo, sono ancora in fase di studio.
Fobia
La fobia è la paura nonché evitamento di un oggetto o situazione; si tratta di una paura, che il soggetto riconosce essere irrazionale, ma che tuttavia fa persistere l’ansia. Il disturbo fobico, a differenza del disturbo di ansia generalizzata e dal disturbo da panico, è la reazione ad uno stimolo o situazione ben precisi. Chi soffre di fobia, ha una fervida immaginazione, tanto da anticipare
conseguenze terrificanti nel caso in cui si trovasse ad affrontare le proprie paure. Razionalmente queste persone sanno che le paure sono eccessive e irragionevoli ma sono incapaci di controllare la loro ansia. Oltre alle fobie specifiche, come la paura dei ratti o ragni, vi è un altro tipo di fobia, conosciuta con il nome di fobia sociale. Gli individui con questo disturbo sperimentano una paura intensa di essere giudicati negativamente dagli altri o di essere imbarazzati in pubblico a causa di atti impulsivi. Le persone che soffrono di fobia sociale diventano così ansiose che la loro paura del giudizio pubblico e la potenziale umiliazione diventa così permeante che la vita normale è impossibile. Un’altra forma di fobia sociale è l’ “ansia da prestazione” che colpisce alcuni uomini.
Il termine fobia (dal greco φόβος, phóbos, “panico, paura”) indica un’irrazionale e persistente paura e repulsione di certe situazioni, oggetti, attività, animali o persone, che può, nei casi più gravi, limitare l’autonomia del soggetto, ma che non rappresenta un reale pericolo per la persona.
La fobia è una manifestazione psicopatologica del soggetto non del tutto integrato nell’ambiente che lo circonda. Il sintomo fondamentale di questo disturbo è l’irrefrenabile desiderio di evitare l’oggetto che incute timore, paura, agitazione; anche se come tutti i disturbi di natura psicologica, la paura dell’oggetto, sottende qualcosa di più inconscio. Il fobico elude le situazioni che gli procurano angoscia; questo significa che sposta inconsciamente su oggetti esterni e su situazioni caricati simbolicamente di valenze negative, le sue preoccupanti relazioni con elementi interni che, in questo modo, vengono rifiutati.
L’individuo fobico non può sottrarsi volontariamente alla sua paura, sebbene si renda pienamente conto dell’irrazionalità e della sproporzionalità dell’accaduto, che provoca un disadattamento del soggetto al suo ambiente.
Le origini della fobia
Le origini della fobia sono varie, a seconda dell’approccio utilizzato.
Per la psicoanalisi la fobia è data dalla rimozione di contenuti inconsci che manifestano il loro effetto portando l’individuo ad evitare una certa situazione. L’evento traumatico (appartenente al periodo dell’infanzia o della vita adulta) si sposta su una situazione o su un oggetto specifici.
A livello di pulsioni inconsce, la fobia è causata dalla rimozione di un’idea, di un desiderio o di un impulso inaccettabile. Freud, definisce la sindrome fobica come una conseguenza del mancato superamento del complesso di Edipo (isteria di angoscia) e dell’angoscia di castrazione.
Nel comportamentismo, invece, l’origine della fobia va ricercata nell’associazione con una esperienza spiacevole, rievocata dal particolare oggetto fobico.
Attualmente, la psicoterapia cognitivo-comportamentale sostiene che il disturbo derivi da un cattivo apprendimento che può avvenire per condizionamento classico (Preparedness Theory di Seligman) o per apprendimento sociale (Bandura). Il disturbo viene poi mantenuto attraverso il condizionamento operante tramite l’evitamento, dove il rinforzo negativo è rappresentato dalla sensazione di diminuzione dell’ansia per effetto dell’allontanamento dalla situazione fobica.
La fobia sociale
La fobia sociale, altrimenti detta sociofobia o disturbo di ansia sociale, è la paura intensa di trovarsi in una particolare situazione sociale, o di eseguire un tipo di prestazione, che possa provocare una situazione imbarazzante, o un giudizio altrui negativo. E’ un particolare stato ansioso nel quale la paura è quella di essere malgiudicati per aver avuto un comportamento imbarazzante ed umiliante. Le persone affette da questa fobia, evitano situazioni spiacevoli, o se sono costrette ad affrontarle, sono molto a disagio.
Questo disturbo insorge solitamente nell’infanzia o nell’adolescenza, raramente dopo i 30 anni. Si caratterizza per una paura marcata nell’affrontare molte situazioni sociali, nell’interazione con gli altri o anche semplicemente nell’essere osservati in qualche situazione, fino al punto da interferire con la vita quotidiana. Ci si vergogna di se stessi e si ha timore di svelare ad altri le proprie angosce. Le persone affette da questa patologia sanno che le loro paure sono esagerate o irrazionali ma, nonostante ciò, non riescono in alcun modo a controllarle. A differenza della semplice timidezza, nella fobia sociale l’ansia è anticipatoria, ossia si manifesta anche molto tempo prima delle situazioni temute. A causa di questo, i pazienti tendono ad isolarsi socialmente e adottano un comportamento di evitamento, tipico delle sindromi fobiche, questo non fa che cronicizzare il disturbo poiché riduce il livello di autostima e alimenta i sentimenti di inferiorità e di inadeguatezza.
La fobia sociale interferisce con le relazioni interpersonali, con gli studi scolastici e con il lavoro: chi ne soffre spesso ha scarse amicizie ed esperienze sessuali inferiori rispetto alla media; sceglie, per quanto possibile, attività lavorative che non prevedono grandi relazioni con altre persone. Sono frequenti le comorbilità con la depressione, il disturbo da attacchi di panico, il disturbo ossessivo-compulsivo, il disturbo evitante di personalità, la sindrome di Asperger e l’abuso di alcolici e altre sostanze psicotrope (nel vano tentativo di auto-curare il disturbo alleviando l’ansia sociale ma col rischio di sviluppare una tossicodipendenza).
Sintomi dell’ansia sociale
I sintomi della fobia sociale, sono i seguenti:
* Ansia generalizzata di fronte a gruppi di persone,
* Ansia anticipatoria, che cioè si verifica durante tutto il periodo che precede la situazione temuta (anche a distanza di settimane o mesi)
* Cali di concentrazione (fino a paralisi intellettiva) e continui ripensamenti a situazioni in cui si ha l’autoimpressione di aver “fallito”
* Distogliere lo sguardo se fissati direttamente
* Tic nervosi (risate o sorrisi nervosi, movimenti anormali degli occhi o delle palpebre, battito incessante dei denti, grattarsi in maniera continua parti del corpo)
* Parlare troppo velocemente, con voce troppo bassa o alta o in maniera confusa
* Timore di parlare troppo forte o troppo piano o di non essere capito
* Pensieri aggressivi, masochisti o suicidi.
* Timore di essere osservati e valutati negativamente o di fare brutta figura con altri
* Timore reale o immotivato di essere considerati esteticamente sgradevoli
* Sensazione generale di inferiorità
* Scarsissima fiducia in se stessi
* Timore che le proprie opinioni possano non interessare agli altri
* Timore di non essere in grado di comportarsi in modo adeguato nelle situazioni sociali
* Tendenza ad evitare sempre più le situazioni sociali che metterebbero in imbarazzo (tendenza all’isolamento)
Situazioni temute
Le situazioni sociali in cui le persone affette da questa patologia possono mostrare maggiormente i propri sintomi sono le seguenti:
* Parlare in pubblico
* Essere al centro dell’attenzione
* Mangiare o bere in presenza di altre persone, specie se soli.
* Partecipare a feste
* Fare acquisti nei negozi o locali di consumo
* Scrivere o firmare in pubblico (rari casi)
* Guardare negli occhi le persone
* Iniziare una conversazione
* Essere presentati ad altre persone
* Dare o difendere le proprie opinioni
* Incontrarsi con persone da cui si è attratti
* Essere soli vicino a gruppi di persone in atteggiamento colloquiale.
* Parlare in un gruppo i quali membri si conoscono, senza avere particolare confidenza con essi
* Parlare con persone di autorità
* Fare o accettare complimenti
* Situazioni dove è richiesta qualsiasi “performance”
La fobia sociale può essere generalizzata se le paure vengono sperimentate nella quasi totalità delle situazioni sociali, mentre può essere definita specifica se l’ansia persiste solo in determinate situazioni sociali, che possono variare da soggetto a soggetto. In alcune persone la fobia sociale può essere di forte intensità nei confronti di persone del sesso che li attrae.
Possibili cause
Ancora oggi gli scienziati, non sono riusciti a dimostrare con precisione le cause che portano all’insorgenza di questa patologia: sembra concorrano sia fattori familiari e sociali, sia tratti ereditari.
Ciò che potrebbe essere ereditato è una eccessiva reattività dei centri cerebrali che regolano i sistemi di allarme dell’organismo, quelli che normalmente entrano in gioco quando si verificano situazioni improvvise e minacciose per la sopravvivenza. Da alcune ricerche sembra essere coinvolta l’amigdala. A volte le persone con fobia sociale, in età infantile, hanno subito il rifiuto da parte di uno o di entrambi i genitori oppure modelli educativi iperprotettivi o troppo autoritari, elementi questi che potrebbero avere condizionato negativamente la loro autostima, anche per tutto il resto della vita. La conseguente emarginazione durante l’adolescenza potrebbe avere contribuito alla cronicizzazione del disturbo.
Quindi l’ambiente familiare e sociale in cui si vive potrebbe essere in grado di determinare o meno l’insorgenza della fobia sociale, fermo restando la predisposizione biologica nell’individuo.
Terapia dell’ansia sociale
Per cercare di contrastare la fobia sociale sono attualmente utilizzati due differenti approcci, usati singolarmente o unitamente. I due approcci sono la psicoterapia e la terapia farmacologica.
La psicoterapia che si è dimostrata maggiormente efficace è di tipo cognitivo-comportamentale, volta a modificare sia lo stile di pensiero che il comportamento. Questo tipo di psicoterapia può essere eseguita anche in gruppo.
Partendo dal presupposto che il paziente ha un background cognitivo improntato alla insicurezza e al timore del giudizio sociale, la psicoterapia si propone di fare riflettere il paziente sulle proprie idee mirando alla rimozione dei pensieri distorti che alimentano la sua ansia sociale (ristrutturazione cognitiva).
Il trattamento comportamentale prevede:
* l’avvicinamento graduale del paziente alle situazioni fobiche, sia in immaginazione che in vivo, con l’obiettivo di rendere controllabile l’ansia sociale (desensibilizzazione sistematica)
* l’insegnamento di abilità comunicative che il paziente utilizzerà nelle varie situazioni sociali.
La terapia farmacologica è attuata soprattutto con antidepressivi serotoninergici come Fluoxetina, Paroxetina e Sertralina. Più raramente vengono utilizzati gli inibitori delle Monoamino ossidasi (RIMA e IMAO) e le Benzodiazepine come Alprazolam e Clonazepam.
Sono stati effettuati degli studi sull’efficacia di entrambi i trattamenti su pazienti affetti da fobia sociale, ed entrambi gli approcci, anche presi singolarmente, sono risultati più efficaci del placebo.
Disturbo ossessivo-compulsivo
Il disturbo ossessivo-compulsivo è un disturbo d’ansia caratterizzato da ossessioni e compulsioni. Le ossessioni sono pensieri o immagini angoscianti e ripetitivi, le compulsioni sono comportamenti ripetitivi che la persona si sente costretta a compiere per alleviare l’ansia. Un esempio è l’ossessione di pulizia estrema e la paura di contaminazione che può portare alla compulsione di lavarsi le mani centinaia di volte al giorno. Un altro esempio può essere l’ossessione che la propria porta non sia chiusa a chiave, che può portare al costante controllare e ricontrollare le porte.
Trattamento e cura del disturbo ossessivo compulsivo
La terapia per l’ansia consiste nella prescrizione di farmaci ansiolitici o psicoterapia basata su tecniche cognitive e comportamentali. Una combinazione delle due può essere più efficace di una delle due presa da sola. Essendo però, l’ansia la manifestazione di conflitti psicologici interni, più o meno consapevoli, la psicoterapia dovrebbe esaminare tali conflitti e metterli sotto il controllo della coscienza.
Terapia farmacologica del disturbo ossessivo compulsivo
I sintomi acuti dell’ansia sono spesso controllati con farmaci ansiolitici come le benzodiazepine. Il diazepam (valium) Klonopin e Xanax. Tutte le benzodiazepine provocano assuefazione e l’uso prolungato dovrebbe essere attentamente monitorato da un medico, nonché evitare che l’utente interrompa la cura bruscamente.
Alcuni dei SSRI (Selective Serotonin Reuptake Inhibitors) sono stati usati con vari gradi di successo per curare pazienti che hanno ansia cronica, i migliori risultati si sono visti con quelli che mostrano sintomi di depressione clinica e contemporaneamente un disturbo di ansia generalizzata. I beta-bloccanti vengono anche usati per curare i sintomi somatici associati con l’ansia.
Psicoterapia cognitivo-comportamentale per curare l’ansia
La psicoterapia cognitivo-comportamentale è una delle più diffuse psicoterapie per la cura dell’ansia. L’obiettivo del terapeuta cognitivo-comportamentale è di ridurre il comportamento di evitamento e aiutare il paziente a sviluppare l’abilità di fronteggiare le situazioni. Questo include:
* Sfidare credenze false o auto-lesionistiche
* Sviluppare la sostituzione di pensieri negativi
* Desensibilizzazione sistematica (usata principalmente per l’agorafobia e le fobie specifiche)
* Fornire conoscenza al paziente che lo aiuterà a fronteggiare le situazioni (per esempio se qualcuno soffre di attacchi di panico, gioverà l’informazione che le palpitazioni anche se rapide e prolungate sono del tutto innocue).
E’ giusto sottolineare che l’efficacia della terapia cognitivo-comportamentale dipende da vari fattori soggettivi come la competenza del terapeuta. Oltre alla terapia convenzionale, vi sono dei programmi cognitivo-comportamentali che i pazienti possono svolgere a casa come parte della loro cura, come mantenere un diario giornaliero.
Altre strategie
Si ritiene che alcune erbe abbiano principi anti-ansia, come la radice di valeriana o la camomilla.
Anche tecniche di rilassamento possono favorire la riduzione dell’ansia come:
* Una dieta appropriata – Questo comprende la riduzione del consumo di caffeina, zucchero e, in generale, un miglioramento delle abitudini alimentari. La riduzione della caffeina dovrebbe essere graduale.
* Consapevolezza corporea – Riuscire a cogliere, interpretare e gestire le modifiche fisiologiche dell’organismo, attraverso un training appropriato e migliorando la relazione mente-corpo-emozioni con la Terapia Bioenergetica.
* Esercizio fisico – Si pensa che un po’ di esercizio allevi lo stress. Chi soffre d’ansia dovrebbe notare che le palpitazioni di cuore durante l’esercizio fisico possono scatenare un attacco di panico quindi, probabilmente, è meglio sviluppare gradualmente un esercizio di routine all’interno di un programma cognitivo-comportamentale.
* Ridere
* Tecniche di respirazione.
* Sonno appropriato.
* Tecniche di rilassamento – Uno stato di rilassamento può essere raggiunto con l’aiuto di registrazioni di auto-ipnosi, training autogeno, yoga, meditazione. Ci sono una serie di libri specializzati nella gestione dello stress.
* Gestione dello stress – Questo può comportare cambiamenti nello stile di vita e nella gestione del tempo. Ci sono un numero di libri specializzati nello stress management.
* Strategie per affrontare gli attacchi di panico. Strategie specifiche per trattare con gli attacchi di panico, come una tecnica di respirazione adatta.
* La ricerca del significato e dello scopo – L’ansia generalizzata residua può essere il risultato di una specie di noia dell’esistenza. Alcuni studi raccomandano di cercare un’occupazione che il paziente trovi significativa.
Le bevande alcoliche sono probabilmente le sostanze più usate per sfuggire all’ansia, ma creano una forte dipendenza. Coloro i quali soffrono d’ansia devono infatti essere messi in guardia sul fatto che l’alcol è anche un potente depressivo, e crea molti effetti collaterali gravi e pericolosi, oltre a provocare assuefazione e dipendenza.
Il disturbo ossessivo-compulsivo o DOC (in inglese obsessive-compulsive disorder o OCD) viene chiamato anche sindrome ossessivo-compulsiva o SOC (in inglese obsessive-compulsive syndrome o OCS). In psicoanalisi è tuttora definito nevrosi ossessiva.
Tale disturbo consiste in un disordine psichiatrico che si manifesta in varie forme, ma è principalmente caratterizzato dall’anancasmo, ossia pensieri ossessivi associati a compulsioni (azioni particolari o rituali da eseguire) che tentano di neutralizzare l’ossessione.
Il disturbo ossessivo-compulsivo, pur essendo classificato tra i disturbi d’ansia dal DSM-IV-TR, è da molti considerato invece, in virtù della sua incerta rispondenza al trattamento con farmaci ansiolitici, come entità autonoma, con un definito nucleo psicopatologico, con un decorso e una sintomatologia peculiari.
Epidemiologia
Le ricerche hanno dimostrato che il DOC è molto più comune di quanto si pensasse. Circa un individuo su 60 tra adolescenti e adulti è affetto da disturbo ossessivo-compulsivo.
Comorbilità
Il DOC ha comorbilità, cioè può convivere come disturbo nella psiche del paziente con diverse patologie quali:
* Fobia sociale;
* Depressione;
* Disturbi di personalità;
* Disturbo ossessivo-compulsivo di personalità;
* Disturbi dell’umore;
* Attacchi di panico;
* Sindrome di Asperger
* Sindrome di Tourette
* Altri disturbi d’ansia;
* Altre fobie e patologie psichiatriche.
Il DOC è un disordine psichico serotoninergico, in quanto è stato dimostrato che nei pazienti affetti da tale patologia è evidenziata una disfunzione nella trasmissione della serotonina tra i neuroni cerebrali. La causa può essere prettamente biologica, come invece esacerbata da comportamenti
acquisiti .
Base genetica
L’origine genetica, spiega solo alcuni dei casi: studi sui gemelli monozigoti hanno dimostrato, infatti, che se essi vengono separati e posti in condizioni diverse, possono non contrarre tutti il DOC ma, ad esempio, può esserne affetto solo uno dei due o più fratelli.
Secondo qualche studio, ancora in fase iniziale, ci potrebbe anche essere un’origine autoimmune, in seguito ad un’infezione che ha generato una malattia fisica La causa potrebbe derivare dalla reazione eccessiva allo streptococco B-emolitico di gruppo A.
Altri studi (Rauch, Rapoport) porterebbero a ipotizzare disfunzioni localizzate nei gangli della base e nei lobi frontali.
Sviluppo comportamentale
Resta di fatto che avere genitori o figure importanti durante l’infanzia e l’adolescenza affetti da DOC o da personalità ossessiva, influisce in modo decisivo sullo sviluppo del disturbo ossessivo-compulsivo. I sintomi possono scatenarsi la prima volta o acutizzarsi, anche temporaneamente, in condizioni di stress eccessivo o a causa di uno shock emotivo o evento traumatico.
Per la psicoanalisi il disturbo rientra tra le varie nevrosi sviluppabili con le diverse “fissazioni” nelle varie fasi di sviluppo, specialmente nella seconda fase.
Infatti Sigmund Freud ammise la difficoltà di curare la “nevrosi ossessiva” con il metodo psicoanalitico dopo averlo studiato su un suo paziente, noto negli scritti freudiani come “l’Uomo dei topi” un avvocato il cui vero nome era Ernst Lanzer.
Diagnosi
Secondo il DSM-IV, il DOC è caratterizzato da sintomi ossessivi e/o compulsivi che provocano grande sofferenza al paziente, comportano spreco di tempo (più di un’ora al giorno) e interferiscono con le normali attività quotidiane.
Il disturbo viene riconosciuto se compromette le normali attività quotidiane e il funzionamento sociale e lavorativo del soggetto e se non può essere giustificato da altri disturbi d’ansia o da malattie psichiatriche dovute a condizioni mediche generali.
Affinché venga diagnosticato un disturbo ossessivo-compulsivo devono essere presenti o soltanto ossessioni, oppure ossessioni e compulsioni.
Cos’è l’ossessione?
* Pensieri, dubbi, immagini o impulsi ricorrenti e persistenti che affliggono l’individuo e che da questo vengono percepite come invasive e inappropriate (o comunque fastidiose) e che provocano sofferenza.
* L’individuo si rende conto che i pensieri, le immagini o gli impulsi sono frutto della propria mente. Se le ossessioni venissero ritenute reali, allora si parlerebbe di schizofrenia “disturbo schizotipico di personalità” che, a volte, è connesso col DOC.
* L’individuo tenta (inutilmente) di ignorare o sopprimere tali pensieri, immagini o impulsi, o di neutralizzarli) con altri pensieri e comportamenti.
Cos’è la compulsione?
* Comportamenti o azioni mentali ripetitivi che l’individuo si sente obbligato a eseguire, come rituale (che può servire a “riparare” un “danno” oppure a diminuire l’ansia causata da un pensiero), per difendersi da una certa ossessione.
* I comportamenti o le azioni mentali sono mirate a combattere le ossessioni; spesso questi comportamenti o queste azioni mentali sono chiaramente eccessivi.
* Le compulsioni possono riguardare diversi campi come la contaminazione, il perfezionismo, l’ordine, il controllo.
Sintomi e manifestazioni
Il paziente affetto da DOC non si lamenta dell’ansia, ma piuttosto delle ossessioni. L’ansia si manifesta solamente se si interferisce nei rituali messi in atto per difendersi dalle ossessioni. Per gli altri, questi rituali anancastici, appaiono strani e non necessari, ma per il paziente tali azioni sono profondamente importanti e devono essere eseguite in particolari modi per evitare conseguenze negative e per impedire all’ansia di prendere il sopravvento. Esempi di queste azioni sono:
* controllare ripetitivamente che la macchina parcheggiata sia ben chiusa a chiave prima di lasciarla
* accendere e spegnere le luci un certo numero di volte prima di uscire da una stanza
* salire una scala o entrare in una stanza sempre e solo con un piede anziché l’altro
* alzare e abbassare continuamente il volume di una radio o del televisore perché si è convinti che nessuna intensità sia adatta
* lavarsi ripetitivamente le mani a intervalli regolari durante il giorno o non riuscire a smettere di lavarsele una volta insaponate
I sintomi esatti possono includere tutti o solo alcuni dei seguenti:
* continuo ripetere azioni “riparatrici” (lavarsi le mani)
* un sistema di conto specifico (contare in gruppi di quattro, sistemare le cose in gruppi di tre, sistemare gli oggetti in insiemi pari o dispari)
* controlli protratti e ripetuti, volti a riparare o prevenire gravi disgrazie o incidenti
* impostare limiti specifici ad azioni in corso (raggiungere la propria auto con dodici passi)
* allineare perfettamente gli oggetti nel loro insieme, in angolazioni perfette (questo sintomo si ha anche nel disordine della personalità e può essere confuso con questa condizione)
* puntare lo sguardo o gli oggetti in direzione degli angoli della stanza
* in pavimentazioni composite, evitare il calpestio delle fughe di separazione (ossia poggiare il piede solo al centro delle piastrelle)
* sostituire i “cattivi pensieri” con “buoni pensieri” (la visione di un bambino malato può costringere a pensare ad un bambino che gioca felice)
* voler “provare” o ripetere mentalmente e continuamente l’amore per il partner (DOC da relazione), o l’attrazione per il sesso opposto (DOC omosessuale, evitando al contempo situazioni con persone dello stesso sesso) o le persone adulte (DOC pedofilo, in cui si tende anche ad evitare ogni contatto con bambini, avendo l’ossessione infondata di essere pedofili)
* paura di contaminazione fisica (come la paura delle secrezioni del corpo umano quali saliva, sudore, lacrime, muco, urina e feci: alcuni casi di DOC hanno anche dimostrato la paura che il sapone che viene usato dal soggetto per detergersi, sia esso stesso contaminato), o anche metafisica (contaminazione da pensiero)
* paura ossessiva delle malattie ( ipocondria)
* ricerca di simmetria (calpestare un pezzo di carta con il piede sinistro può indurre il bisogno di calpestarne un altro con il piede destro, o di tornare indietro e pestarlo nuovamente)
* superstizione eccessiva o pensiero “magico”: nel caso di persone molto credenti prende la forma del cosiddetto “DOC religioso” ovvero uno scrupolo eccessivo nel seguire ogni dettame della propria fede o ripetere mentalmente preghiere. Il paziente è convinto che questi rituali preservino da sfortune o “riparino” ad errori compiuti. Inoltre tende ad evitare numeri od oggetti che ritiene portino sfortuna.
* DOC da accumulo: il paziente colleziona enormi quantità di oggetti inutili e non riesce a disfarsene.
Ci sono molti altri sintomi. Tutti possono portare ad evitare le situazioni di “pericolo” o disagio e quindi influire sulla vita del soggetto. Le ossessioni sono idee e pensieri cui il malato non può smettere di pensare, esse includono la paura di provare disagio, di essere feriti o di causare dolore a qualcun altro. Le ossessioni sono tipicamente automatiche, frequenti e difficili da controllare o da eliminare.
Le compulsioni si riferiscono ad azioni eseguite dalla persona, normalmente in modo ripetitivo, al fine di opporsi ai pensieri ossessivi. Nella maggior parte dei casi questo comportamento diventa talmente regolare che l’individuo non lo ritiene un problema , le più comuni includono, comportamenti come il lavarsi, il controllare, toccare, contare o sistemare e ordinare. Le compulsioni possono essere manifeste (come il lavarsi le mani), ma possono anche essere riti mentali come la ripetizione di parole e frasi o il conto.
Considerato che tutti gli individui che soffrono di DOC sono consci del fatto che tali pensieri e comportamenti non sono razionali, non riescono a liberarsene, i casi non trattati di DOC portano a casi irritanti di ansia.
Altre manifestazioni
Talvolta il paziente presenta una depressione agitata non riconosciuta che acuisce la sua sintomatologia ossessivo-compulsiva.
In assenza di terapia appropriata vi sono quattro tipi di decorso
* episodico: con sintomi presenti solo in alcuni periodi della vita di una persona, o anche un solo episodio in tutta una vita. In alcuni casi può non essere nemmeno diagnosticato un disturbo;
* cronico fluttuante: i sintomi sono scostanti nel tempo, con miglioramenti e peggioramenti, tuttavia non scompaiono mai completamente, a seconda del livello generale dello stress;
* cronico stabile: i sintomi si manifestano in maniera graduale ma, poi, rimangono stabili nel tempo;
* cronico ingravescente: è il più grave e comune. Generalmente i sintomi iniziano in modo graduale; ci sono periodi di peggioramento e periodi di stabilità, seguiti, poi, da nuovi peggioramenti.
Con la terapia si possono far scomparire i sintomi oppure farli regredire ad uno stadio più lieve. Ricordiamo che il DOC, non pregiudica l’intelligenza del soggetto, ma solo il suo comportamento, infatti, le persone affette da DOC hanno in genere un quoziente intellettivo più alto della media degli altri individui.
Trattamento
Il DOC è considerato un disturbo a decorso cronico e invalidante, spesso refrattario ad ogni tipo di intervento terapeutico, oggi la prognosi è sicuramente migliorata in quanto l’approccio terapeutico al disturbo è radicalmente mutato: la psicoanalisi non è più considerata la cura più appropriata mentre risultano attualmente di prima scelta forme differenti di trattamento, più efficaci e applicabili. Tra queste, in particolare, la farmacoterapia e la psicoterapia cognitivo-comportamentale hanno dato ottimi risultati.
Farmacoterapia
La clomipramina ha un valore specifico negli stati ossessivo-compulsivi al di là del suo effetto antidepressivo; in particolare fluoxetina, fluvoxamina, paroxetina e sertralina se usati a dosaggi vicini o uguali a quelli massimalidanno buoni risultati.
Non è ancora accertato invece se l’efficacia degli SSRI nei disturbi ossessivo-compulsivi sia maggiore delle benzodiazepine
L’associazione di SSRI con antipsicotici incisivi quali l’aloperidolo e il clopentixolo (e anche quella con i neurolettici atipici di seconda generazione, quali il risperidone, l’olanzapina e la quetiapina), non è di solito considerata una pratica razionale tranne che in presenza di DOC di notevole gravità, spesso con personalità borderline, a esordio precoce.
Psicoterapia cognitivo comportamentale
Nell’ambito della psicoterapia comportamentale si utilizza la tecnica di esposizione e prevenzione della risposta ma anche quelle di sospensione dei pensieri, imitazione di modelli, desensibilizzazione sistematica e intenzione paradossale.
La psicoterapia cognitiva per questo disturbo centra la sua attenzione sulla modificazione in particolare dei seguenti processi di pensiero automatici e disfunzionali: eccessivo senso di responsabilità, eccessiva importanza attribuita ai pensieri, sovrastima della possibilità di controllare i propri pensieri e sovrastima della pericolosità dell’ansia.
È stato dimostrato che la Psicoterapia cognitivo-comportamentale è più efficace di ogni altro tipo di terapia nel risolvere i disturbi dell’ansia e nell’alleviare le sue conseguenze sull’organismo.
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Cause del disturbo di attacchi di panico
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Informazioni su ansia e su attacchi di panico
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Conseguenze dell’attacco di panico
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Disturbo di panico e attacco di panico: cosa sono e come distinguerli
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Attacco di panico: la cura
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AGORAFOBIA
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DISTURBO OSSESSIVO COMPULSIVO
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ANSIA DA PRESTAZIONE SESSUALE
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ANSIA SOCIALE
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Ansia sociale: cos’è, come si riconosce e come si cura
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ANSIA DA GIOCO D’AZZARDO (LUDOPATIA O GAMBLING)
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