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Dott. Pierpaolo Casto

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Attacchi di panico: cosa sono, sintomi e cura

Attacchi di panico: cosa sono, sintomi e cura

Il Disturbo di panico è un disturbo d’ansia caratterizzato da ricorrenti attacchi di panico. Esso può anche includere significativi cambiamenti comportamentali della durata di almeno un mese e comprendenti la preoccupazione di avere altri attacchi.

Il disturbo di panico non è la setssa cosa all’agorafobia, sebbene molti pazienti con disturbo di panico soffrono anche di agorafobia. Gli attacchi di panico non possono essere previsti con esattezza (sebbene si riconosca una certa dipendenza di apparente causa effetto condeterminate situazioni), quindi la persona può diventare ansiosa e preoccupata chiedendosi continuamente quando si presenterà il prossimo attacco di panico. Il disturbo di panico deve prima di tutto essere differenziato da una condizione medica, o squilibrio chimico. Il DSM-IV-TR descrive il disturbo di panico e di ansia in modo diverso. Mentre l’ansia è preceduta da fattori di stress cronico che produce reazioni d’ansia di intensità moderata che possono durare per giorni, settimane o mesi, gli attacchi di panico sono eventi acuti innescati da una causa improvvisa, dove la durata della crisi è breve e i sintomi manifestati sono molto intensi. Gli attacchi di panico possono verificarsi nei bambini, così come negli adulti. Il disturbo di panico nei bambini può essere particolarmente doloroso perché i bambini hanno meno coscienza e consapevolezza di ciò che sta accadendo.

Il Disturbo di panico è un disturbo potenzialmente invalidante, ma può essere controllato e trattato con successo. A causa dei sintomi intensi che accompagnano il disturbo di panico, questo può essere scambiato per una malattia fisica pericolosa per la vita, come ad esempio un attacco di cuore. Questo malinteso spesso aggrava il problema o tende a scatenare attacchi futuri; per questi motivi, inoltre, le persone, in seguito ad una crisi, si recano spesso al pronto soccorso.

Chi soffre di disturbo di panico di solito ha una serie di intensi episodi di estrema ansia durante le crisi di panico. Questi attacchi durano una decina di minuti ma possono arrivare a durare anche 20 minuti. In alcuni soggetti gli attacchi di panico possono andare e venire ripetutamente per un periodo di ore (attacchi di panico a rotazione), e l’intensità e i sintomi specifici della crisi di panico possono variare in base alla durata.
In alcuni casi, l’attacco può continuare ad alta intensità senza sosta, o sembrare aumentare di gravità. I sintomi più comuni di un attacco includono battito cardiaco accelerato, sudorazione, vertigini, dispnea, e iperventilazione e in alcuni casi pensieri di morte imminente. Gli individui che vivono un episodio di panico spesso hanno un forte desiderio di fuggire dalla situazione che ha provocato l’attacco. L’ansia provata nel Disturbo di Panico è particolarmente grave e notevolmente episodica rispetto a quella da disturbo d’ansia generalizzata. Ci sono casi in cui gli attacchi di panico sono provocati da esposizione a determinati stimoli. Altri attacchi possono provenire apparentemente dal nulla. Alcuni individui affrontano questi eventi su base regolare, a volte giornalieri o settimanali.

Sintomi

I sintomi esteriori di un attacco di panico sono spesso innescati da esperienze sociali negative (ad esempio imbarazzo, stigma sociale, ecc.)

Gli attacchi di panico solitamente si presentano quando il paziente si trova lontano da casa, tuttavia una crisi si può presentare ovunque ed in qualsiasi momento. Si potrebbe avere una crisi mentre si è in un negozio a fare acquisti, mentre si cammina per strada, mentre si guida l’auto, addirittura mentre si è seduti sul divano in una situazione apparentemente tranquilla.

I sintomi e i tratti distintivi di un attacco di panico si sviluppano improvvisamente e di solito raggiungono il loro picco massimo entro 10 minuti. Nella maggior parte dei pazienti la crisi si conclude entro 20, massimo 30 minuti. Dalla mia esperienza raramente una crisi effettiva dura più di questo tempo.

Un attacco di panico completo include una combinazione tra più delle seguenti sensazioni e sintomi:

* Mancanza di respiro e iperventilazione
* Palpitazioni o battito cardiaco accelerato
* Dolore o fastidio al petto
* Tremore o senso di agitazione
* Sensazione di soffocamento
* Sensazione di irrealtà o sensazione di essere staccati dall’ambiente intorno
* sudorazione
* Nausea o mal di stomaco
* Sensazione di vertigini, senso di stordimento, o sensazione di svenimento
* Intorpidimento o sensazione di formicolio
* Vampate di calore o brividi di freddo
* Paura di morire

Sono in molte le persone che sperimentano un singolo attacco di panico senza avere ulteriori episodi o complicazioni, per questo non c’è alcun motivo di preoccuparsi quando il paziente ha avuto soltanto uno o due attacchi di panico. Tuttavia se ci si accorge che gli episodi iniziano a diventare più frequenti, bisogna intervenire il prima possibile per evitare di sviluppare un vero e proprio disturbo di panico. Il disturbo di panico è caratterizzato da attacchi di panico ripetuti che ben presto fanno conseguire dei cambiamenti nel comportamento e comparire paura persistente di poter avere ulteriori attacchi di panico improvvisi e inaspettati.

Si può avere un disturbo di panico se il paziente riconosce le seguenti condizioni:

– Esperienza di frequenti attacchi di panico inaspettati

– Preoccupazione di poter avere un altro attacco

– Comportarsi in modo diverso in conseguenza delle crisi di panico avute, come ad esempio l’evitare certe situazioni o luoghi dove in precedenza si è avuta una crisi di panico

Sebbene una crisi di panico duri soltanto pochi minuti, gli effetti dell’esperienza traumatica avuta può lasciare un’impronta più duratura. La persona che ha vissuto i bisogni di panico inizia ad avere uno stile di pensiero diverso dalle altre persone. Il ricordo dell’intensa paura ed il terrore che ha provato il paziente durante gli attacchi di panico può influire negativamente sulla sua autostima e causare gravi disagi alla qualità della sua vita quotidiana.

“E’ arrivato all’improvviso, ho cominciato a sentire un’ondata dopo l’altra di paura, ho sentito il mio cuore battere forte che pensavo uscisse fuori dal petto, avevo dolore diffuso alle gambe. Ho avuto così tanta paura che non riuscivo più a respirare. Cosa mi stava succedendo? Stavo avendo un attacco di cuore? Stavo per morire?”

Gli attacchi di panico fanno sentire la persona molto male e sono emotivamente debilitanti. Molto spesso coloro che subiscono il primo attacco di panico, corrono in ospedale perché credono si tratti di un infarto, e, quando scoprono che a livello fisico non c’è alcun problema, si sentono molto frustrati perché non riescono a capire cosa sia successo loro. Se una persona passa da un medico all’altro senza che gli sia diagnosticato il disturbo di attacco di panico, può passare anche un anno senza ricevere una cura adeguata e il panico aumenta provocando una situazione insostenibile da parte del paziente che si sente incompreso dal mondo intero, poichè i sintomi dell’attacco di panico sono molto reali e quest’esperienza può essere davvero traumatica. Alla base del problema c’è il continuo ripetersi:”quando mi accadrà di nuovo?”

Tutto ad un tratto ho sentito una tremenda ondata di paura. Senza nessuna ragione al mondo. Il mio cuore batteva forte. Sentivo un forte dolore al petto e respirare era sempre più difficile. Ho pensato che stavo per morire.

Ho molta paura. Ogni volta che comincio ad uscire, ho una sensazione terribile nella bocca dello stomaco, ed ho il terrore che sia in arrivo un altro attacco di panico o che qualcos’altro di terribile sconosciuto possa accadere.

Alcune persone temono così tanto il ripetersi dell’attacco di panico, che si rifugiano in “zone di sicurezza”, generalmente identificate con la propria abitazione. Questa situazione si chiama agorafobia, il paziente si sente costretto a restare in casa per poter meglio controllare un attacco di panico.
L’attacco di panico può essere spiegato come un incubo emotivo, ci si sente stretti in una morsa, e in preda ad una catastrofe; alcuni sentono di perdere il controllo e di fare delle brutte figure in pubblico, altri si sentono soffocare.

Le conseguenze di un attacco di panico sono devastanti: depressione, senso di impotenza verso il disturbo e la paura che possa accadere di nuovo rende la vita un vero e proprio inferno.
Purtroppo molte persone si rifiutano di chiedere aiuto per risolvere problemi come attacchi di panico, agorafobia, ansia e difficoltà connesse; questo comportamento risulta irragionevole perché sono tutti problemi curabili se trattati adeguatamente. Oggi per questi problemi si fa riferimento alla terapia cognitivo comportamentale che ha dato ottimi risultati anziché il vecchio stile di terapia basato sull’analisi. L’obiettivo della terapia è “come” riuscire ad eliminare i sentimenti e pensieri che hanno dato vita al circolo vizioso dell’attacco di panico. Queste persone non sono pazze e la guarigione dipende molto dalla gravità e durata del problema, ma soprattutto dalla volontà del paziente. Quando cambierà il modo della mente di rispondere al problema, allora l’ansia e il panico cominceranno a diminuire e non causeranno più problemi.
L’attacco di panico è una reazione del tutto naturale a una situazione in cui ci si sente minacciati, si cerca quindi di sfuggire, così come gli animali per istinto cercano di scappare dal loro predatore. Questa voglia di fuga si manifesta con un aumento di adrenalina, accompagnato all’ansia e al panico; il flusso di adrenalina e il conseguente aumento della pressione sanguigna, aumenta la forza e la consapevolezza del pericolo. La percezione del pericolo però può essere talmente elevata da provocare: vertigini, nausea, iperventilazione, confusione, mancanza di controllo, agitazione, tremore. Durante l’attacco di panico il corpo passa attraverso gli stessi processi fisici di quando si trova in una situazione di reale pericolo, la differenza è che non è questo il caso.

Diventano così normali pensieri quali:

• “sto diventando pazzo”
• “sto morendo”
• “ho un attacco di cuore”
• “mi sento soffocare, non respiro più” l
• “sto perdendo il controllo di me stesso

La terapia cognitivo comportamentale è risultata la terapia più efficace per combattere i disturbi d’ansia e di panico; si mette a fuoco il problema per rendere migliore il presente e di conseguenza anche il futuro.
E’ grazie a questo tipo di terapia e alla perseveranza del paziente che si possono ottenere ottimi risultati in breve tempo.

Modelli psicologici del disturbo di panico

Non esiste una sola causa per il disturbo di panico, però, è stato dimostrato come l’educazione gioca un ruolo importante nel determinarlo. E ‘stata riscontrata inoltre una certa correlazione con molte malattie, come il disturbo bipolare e l’alcolismo.
Fattori psicologici, eventi di vita stressanti, transizioni di vita, l’ambiente, hanno un ruolo nell’insorgenza del disturbo di panico. Spesso i primi attacchi sono scatenati da malattie fisiche, stress maggiore, o alcuni farmaci. Le persone che tendono ad assumere responsabilità eccessive possono sviluppare la tendenza a soffrire di attacchi di panico.

Ci sono alcune evidenze che suggeriscono come l’ipoglicemia, l’ipertiroidismo, il prolasso della valvola mitrale, la labirintite, e condizioni di patologia respiratoria possono causare o aggravare il disturbo di panico.

Ci sono altri ricercatori che sostengono che alcuni individui con disturbo di panico possono avere uno squilibrio chimico all’interno del sistema limbico e su uno dei suoi prodotti chimici: il GABA-A. La ridotta produzione di GABA-A invia informazioni false all’amigdala, la quale, in una condizione normale, regola la “risposta di lotta o fuga”.

Una volta appreso con certezza che i sintomi manifestati, appartengono al disturbo di attacchi di panico, è necessario intervenire in modo mirato per risolvere il problema in maniera efficace e duratura nel tempo. Alla base del problema vi sono dei pensieri errati, che la terapia cognitivo comportamentale, si propone di modificare ed estinguere; tali pensieri entrano e permeano talmente tanto la vita di una persona, che fanno credere al paziente di vivere la normalità. E’ necessario, per risolvere il problema, rivolgersi a degli specialisti che sappiano come affrontare la situazione; purtroppo spesso, ci si affida a medici inesperti sull’argomento che propongono troppo semplicemente, come soluzione al problema, l’uso di psicofarmaci, che, è bene ricordare, possono soltanto alleviare i sintomi, ma non porre fine al disturbo.

Spesso, a causa dei sintomi percepiti, i disturbi d’ansia, vengono confusi con disturbi fisici, mentre invece si configurano come problemi di natura affettiva ed emotiva; solitamente infatti sono la conseguenza di eventi particolarmente stressanti. Ovviamente quando la soluzione prospettata, è l’uso di psicofarmaci, è normale per il paziente chiedersi se sia la strada migliore per risolvere il problema, se dovrà assumerli per il resto della vita e di che tipo di vita si sta parlando…

Nel momento in cui il paziente sperimenta i sintomi del disturbo d’ansia, si verificano nel suo corpo dei cambiamenti a livello di alcuni neurotrasmettitori; il farmaco, ovviamente aiuta a riequilibrare lo squilibrio prodotto, ma è necessario indagare su cosa abbia provocato tali squilibri. Alla base della cura bisogna capire cosa abbia scatenato il problema, quali eventi e di conseguenza quali pensieri si siano manifestati. Qualora si cercasse di comprendere se si verifichino prima i sintomi o lo squilibrio a livello neurologico sarebbe del tutto inutile scindere le due cose, poiché, dinanzi ad alcuni eventi, mente e corpo si fondono nel creare una particolare situazione di lotta o fuga dal problema. Qualsiasi persona messa di fronte ad un pericolo, proverà i medesimi sintomi: battito cardiaco accelerato, sudorazione, irrigidimento muscolare, tutti necessari per proteggersi dal pericolo.

Il livello d’ansia percepito, dipende sostanzialmente dai pensieri fatti. Se il paziente percepisce la situazione come pericolosa, attiverà il meccanismo di difesa, che provoca ansia che in molti casi si manifesta proprio con attacchi di panico. Si può dunque concludere dicendo che non è la manifestazione esterna del pericolo a innescare la crisi di panico, bensì le sensazioni fisiche e psicologiche provate.

Come detto in precedenza, il farmaco ansiolitico, può alleviare i sintomi, ma non può risolvere assolutamente il problema. Nessuna sostanza chimica può farlo, poiché esse agiscono sul sintomo ma non sulle cause.

La pillola addolcisce ma non cura.

Non è da escludere che, in alcuni casi, ritenuti più gravi, una buona psicoterapia può essere accompagnata da alcuni psicofarmaci; in questo modo sarà più semplice creare una situazione meno ansiogena e quindi più collaborazione tra paziente e terapeuta. Effettivamente controllando l’ansia, il paziente può comprendere meglio la situazione e focalizzare l’attenzione sulle reali cause.

La terapia cognitivo-comportamentale è il trattamento di scelta per il disturbo di panico.

Inoltre, le persone con disturbo di panico possono avere bisogno di cure per altri problemi emotivi come, ad esempio, depressione, disturbi di personalità e abuso di alcol.
Come per molti disturbi, avere una struttura di supporto nella famiglia e negli amici può contribuire ad aumentare il tasso di recupero. Durante un attacco, non è raro per il paziente sviluppare una irrazionale paura immediata, che spesso può essere moderata da un sostenitore che ha familiarità con la condizione.

Le attuali linee guida dell’American Psychiatric Association e dell’American Medical Association raccomandano in primo luogo la terapia cognitivo-comportamentale e successivamente una serie di interventi psicofarmacologici. Esistono studi a sostegno della superiorità di efficacia con approcci di trattamento combinato.
PSICOTERAPIA DEGLI ATTACCHI DI PANICO

Il disturbo di Panico non sviluppa in tutti gli stessi sintomi fobici, anche se comunemente alcune fobie derivano dal disturbo di panico. La terapia cognitivo-comportamentale è una forma raffinata di psicoterapia dimostratasi efficace nel trattamento del disturbo di panico con o senza agorafobia. Un certo numero di studi clinici randomizzati hanno dimostrato che la terapia cognitivo-comportamentale permette il recupero del 70-90% dei pazienti.
Clinicamente, la combinazione di psicoterapia e farmaci può produrre buoni risultati, e il miglioramento può essere notato in un periodo relativamente breve di tempo: circa 6, 8 settimane. La psicoterapia può migliorare l’efficacia dei farmaci, ridurre la probabilità di recidiva e offrire aiuto alle persone con disturbo di panico che non rispondono affatto ai farmaci.
L’obiettivo della terapia cognitivo-comportamentale è quello di aiutare un paziente a riorganizzare i processi di pensiero e i pensieri ansiosi riguardo le esperienze che provocano panico. Un approccio che ha avuto successo per l’ 87% dei pazienti in uno studio controllato, è la terapia di autoesposizione, che simula i sintomi di panico per permettere ai pazienti di vivere le sensazioni spiacevoli in un ambiente controllato ed imparare quindi a conoscerle e a controllarle.
Le induzioni di sintomi si protaggono generalmente per un minuto e possono includere:

* Iperventilazione intenzionale: crea vertigini, derealizzazione, visione offuscata,
* Trattenere il respiro: crea la sensazione di fiato corto
* Tensione muscolare: crea sentimenti di rigidità

La chiave per l’induzione è che gli esercizi devono simulare i sintomi più spaventosi di un attacco di panico e dovrebbero essere ripetuti 3-5 volte al giorno fino a quando il paziente ha poca o nessuna ansia in relazione ai sintomi che sono stati indotti. Spesso ci vorrà un periodo di alcune settimane per riuscire a non sentire più ansia in relazione ai sintomi indotti. Con ripetute prove, una persona impara attraverso l’esperienza, che queste sensazioni interne non hanno bisogno di essere temute e diventa meno sensibile alla sensazione interna. Dopo ripetute prove, quando verifica che nulla di catastrofico accade, il cervello impara (ippocampo e amigdala) a non temere le sensazioni, e il sistema nervoso simpatico, attiva le dissolvenze.
Per i pazienti il ​​cui il disturbo di panico comporta agorafobia, l’approccio tradizionale della terapia cognitiva è quello dell’ esposizione in vivo, in cui l’individuo affetto, accompagnato da un terapeuta, viene gradualmente esposto alla situazione reale che provoca panico.
Un’altra forma di psicoterapia che ha dimostrato efficacia in studi clinici controllati è la psicoterapia psicodinamica, che si concentra sul ruolo di dipendenza, l’ansia da separazione e la rabbia che causa il disturbo di panico. La teoria di fondo postula che a causa di vulnerabilità biochimica, precoci esperienze traumatiche, o di entrambi, le persone con disturbo di panico hanno una dipendenza spaventosa dagli altri per il loro senso di sicurezza, che porta all’ansia da separazione e a rabbia difensiva.
Studi clinici comparativi suggeriscono che le tecniche di rilassamento muscolare ed esercizi di respirazione non sono efficaci nel ridurre gli attacchi di panico. In realtà, gli esercizi di respirazione possono effettivamente aumentare il rischio di recidiva.
E’ necessario un adeguato trattamento da parte di un professionista esperto in grado di prevenire gli attacchi di panico o almeno ridurre sostanzialmente la loro gravità e frequenza, portando sollievo significativo alle persone con disturbo di panico.

Alcuni studiosi, hanno dimostrato il valore additivo di un trattamento combinato che incorpora un intervento di trattamento con SSRI con la terapia cognitivo comportamentale (CBT). I pazienti sono stati randomizzati in due gruppi: uno in trattamento con terapia cognitivo comportamentale in un ambiente guidato, e il secondo che riceveva informazioni sulla terapia cognitivo comportamentale, senza sessioni guidate dal terapeuta. I risultati indicavano che il primo gruppo aveva una migliore tasso di risposta, ma che entrambi i gruppi dimostravano un miglioramento significativo nella riduzione della sintomatologia da panico.

Il disturbo di panico è un grave problema di salute che nella maggior parte dei casi può essere trattato con successo. Colpisce in genere durante la prima età adulta; infatti circa la metà di tutte le persone che hanno un disturbo di panico, sviluppano la condizione prima dei 24 anni; in particolare quelli sottoposti a esperienze traumatiche. Tuttavia, alcune fonti dicono che la maggioranza dei giovani colpiti per la prima volta sono tra i 25 e i 30 anni. Le donne hanno due volte più probabilità degli uomini di sviluppare il disturbo di panico.
Il disturbo di panico può persistere per mesi o anni, a seconda di come e quando si chiede il trattamento. Se non trattato, il disturbo può peggiorare al punto in cui la vita viene seriamente compromessa da attacchi di panico e da tentativi di evitare o nascondere la condizione. In realtà, molte persone hanno avuto problemi con i rapporti personali o di lavoro, mentre lottavano per far fronte al disturbo di panico. Alcune persone con disturbo di panico possono nascondere la loro condizione a causa dello stigma della malattia mentale.

Attacchi di panico

E’ un tipo di disturbo d’ansia in cui si ripetono attacchi di paura intensa che qualcosa di brutto possa accadere.

Cause degli attacchi di panico

La causa è sconosciuta, anche possono avere un ruolo fondamentale i fattori genetici.
Il disturbo di panico è più comune nelle donne che negli uomini; i sintomi di solito si presentano prima dei 25 anni, ma possono presentarsi anche intorno ai 35.
Questo disturbo può verificarsi anche nei bambini, ma spesso non viene diagnosticato subito.

Diagnosi degli attacchi di panico

Molti soggetti con disturbo di panico cercano il primo aiuto al pronto soccorso, perché l’attacco di panico spesso sembra un attacco di cuore.
Verranno effettuati gli esami del sangue che dovrebbero escludere altre condizioni mediche prima di poter diagnosticare un disturbo di panico; si dovrebbe anche prendere in considerazione gli esami relativi all’abuso di sostanze, perché i sintomi possono assomigliare ai disturbi di panico.
Trattamento per gli attacchi di panico

L’obiettivo della terapia è quello di aiutare a vivere meglio la vita quotidiana; una combinazione di farmaci e psicoterapia funziona meglio.
I farmaci usati per trattare il disturbo di panico sono: antidepressivi o inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina (SSRI), sedativi, anticonvulsivanti.
I sintomi dovrebbero lentamente migliorare nel giro di poche settimane; è indispensabile non interrompere l’assunzione del farmaco e non modificarne la dose senza consultare lo specialista.
La Psicoterapia (terapia cognitivo-comportamentale) aiuta a capire il vostro comportamento e come cambiarlo; in particolare si imparerà a:

Comprendere e controllare la visione distorta della vita
Riconoscere e sostituire i pensieri che causano panico e ridurre la sensazione di impotenza.
Gestire lo stress e rilassarsi quando compaiono i sintomi.
Immaginare le cose che causano l’ansia e cominciare a temerle di meno.

Può contribuire a ridurre il numero o la gravità degli attacchi di panico:

Non bere alcolici
Mangiare a orari regolari
Esercizio fisico regolare
Dormire abbastanza
Ridurre o evitare la caffeina, alcuni farmaci per il raffreddore e gli stimolanti

Aspettative (prognosi) per la cura degli attacchi di panico

I disturbi di panico possono essere di lunga durata e difficili da trattare; è probabile che alcuni soggetti non possano essere curati del tutto, ma la maggior parte di essi nota un netto miglioramento quando viene effettuato il giusto trattamento.
I soggetti con disturbo di panico sono più soggetti a:

Assumere alcool o droghe illegali.
Essere disoccupati o essere meno produttivi sul lavoro.
Avere relazioni personali difficili, tra cui problemi coniugali.
Essere isolati

Consultare uno specialista se gli attacchi di panico interferiscono con il lavoro,le relazioni personali o l’autostima.
Trattamento psicologico per gli attacchi di panico e l’agorafobia

I trattamenti sono sviluppati singolarmente, anche se alcuni, a seconda del caso e del tempo sono eseguiti in gruppo o con la partecipazione di un compagno.
La durata del trattamento varia genericamente da sei mesi a un anno, anche se in alcuni casi può durare più a lungo.
L’inizio di qualsiasi trattamento richiede:

– Valutazione diagnostica precisa
– Comprensione approfondita dei fattori coinvolti nella genesi e nello sviluppo del problema: sfondo, fattori disposizionali, fattori di manutenzione, tentate soluzioni, etc.
– Adeguata conoscenza del paziente e della sua situazione: il grado di deterioramento della salute e del benessere, la disabilità e l’interferenza in piani d’azione o lo stato significativo per l’individuo, le risorse personali, l’assegnazione di capacità ed efficienza, i tratti di personalità eccezionali e il sistema di valori, lo stato emotivo generale, ecc
-La Formulazione di uno schema interpretativo che identifica le variabili più rilevanti del caso, i rapporti critici e il processo che hanno seguito nel tempo.
La creazione di un adeguato rapporto tra il paziente e lo specialista consente di lavorare in modo efficiente: il riconoscimento reciproco, la comunicazione efficace, la riservatezza, il monitoraggio delle prescrizioni etc.
-Infine, in base a quanto già affermato, la definizione di obiettivi misurabili e dei mezzi comodamente allineati e sequenziati.
L’intervento terapeutico si combina con i trattamenti specifici, a seconda della diagnosi principale; altri, a seconda delle caratteristiche personali e delle situazioni del paziente. Normalmente, i primi interventi sono diretti a ridurre i sintomi dell’ansia e l’incapacità che producono; in un secondo tempo analizzano e trattano i fattori che causano e / o mantengono l’ansia e altri disturbi che possono accompagnarla.
In genere, i trattamenti racchiudono aspetti legati al recupero della salute, aspetti legati alla prevenzione e alle questioni relative allo sviluppo personale del paziente che in un modo o nell’altro hanno a che fare con ciò che accade.
All’inizio il trattamento, prevede la consulenza una volta alla settimana; quando il trattamento è incanalato, le consulenze vengono effettuate ogni 15 giorni.

Trattamenti specifici per il panico e l’agorafobia

La terapia psicologica per gli attacchi di panico

Oggi, ci sono due tipi di interventi particolarmente efficaci:

a) la terapia cognitivo-comportamentale
b) l’esposizione automatica dal vivo e in diretta (componente di base)

La terapia cognitivo-comportamentale di solito comprende:

-Informazioni circa la natura dell’ansia e degli attacchi di panico in generale, in particolare: meccanismi di base, funzionalità e disfunzionalità, spiegazione dei sintomi e loro portata, i rapporti tra pensiero, emozione e azione.
-Individuazione e neutralizzazione utilizzate dal paziente per controllare il problema, ma che in realtà contribuiscono alla soluzione.
-Tecniche di respirazione: la respirazione controllata può essere efficace nel ridurre l’iperattivazione psicologica e per prevenire o controllare l’iperventilazione.
-Tecniche Cognitive: ristrutturazione e interpretazioni delle tendenze catastrofiche distorte, controllo dei pensieri automatici, regolazione delle aspettative.
-Formazione in asserzione: facilita la corretta espressione e l’accettazione delle emozioni.
-Tecniche di innervazione vagale: questa tecnica, insieme alla respirazione controllata e al rilassamento, è utile nei pazienti con disturbo di panico.
-Tecniche di relax: sono utili in simultaneità con la mostra dal vivo.
-Intenzioni paradossali: di solito si chiede di prescrivere il sintomo, al fine di disabilitare qualche meccanismo che lo supporta. Sembra efficace ma non è stato dimostrato migliorare gli effetti dell’esposizione.
-Esposizione delle sensazioni temute: facilita il controllo dei sintomi e la perdita della paura. E ‘più accettato dai pazienti con elevato livello di ansia.
-Sviluppo della terapia di fronteggiamento e delle fonti di ansia e stress che contribuiscono alla provenienza e al mantenimento di elevati livelli di ansia generale, che potrebbe ostacolare il superamento delle paure agorafobiche.
-Feedback e rinforzo sociale. Il feedback fornito dal terapeuta sembra essere un fattore molto importante dell’esposizione dal vivo. Meno importante, ma utile, è il rinforzo proposto dal terapeuta.
-Collaborazione con la famiglia o con gli amici in grado di offrire aiuto, sostegno e incoraggiamento al paziente per l’attuazione del programma di intervento.
-Materiali di auto-aiuto come terapia aggiuntiva.

Esposizione dal vivo

L’esposizione dal vivo sottintende che il paziente viene esposto nella vita reale ad una sistematica e progressiva paura di evitare alcune situazioni. Ci sono tre tipi di manifestazioni:

-Esposizione per esteso: con l’aiuto di un terapeuta si affrontano le situazioni temute fino a quando l’ansia è significativamente ridotta.
-Esposizione autocontrollata più auto-osservazione: dopo 2-5 sedute con il terapeuta, il paziente viene messo di fronte alle situazioni temute solo con il permesso di fuga temporanea in caso di attacchi troppo forti, fino a registrare il tempo trascorso da un attacco all’altro.
-Pratica in programma: prolungata e si è laureato, ma con l’assistenza di un familiare o un amico che avrebbe eseguire linee guida di esposizione terapeuta. Sia il paziente e l’accompagnamento indossare un manuale di auto-aiuto.
Tutti condividono alcune caratteristiche comuni:

– Giustificazione e presentazione della mostra come un programma sistematico e strutturato che richiede uno sforzo continuo e comporta tollerare una certa quantità di ansia e disagio.
-Rieducazione circa la natura dell’ansia: dare informazioni sull’ansia e sugli attacchi di panico per ridurre la paura anticipatoria e l’umore depresso. Si afferma che una certa ansia è normale e addirittura può essere fastidiosa, ma non è pericolosa, come non lo sono gli attacchi di panico; ed è improbabile che si verifichino conseguenze catastrofiche.
-Modifica dei pensieri e delle credenze erronee: da aspetti che parlano dei rischi, alle probabilità di aver sovrastimato altri errori cognitivi.
-Specificare chiaramente gli obiettivi da raggiungere.
-Le attività dovrebbe essere eseguite senza fretta, la precipitazione è una strategia difensiva e aumenta l’attivazione

Terapia farmacologica per gli attacchi di panico

In genere i farmaci vengono utilizzati in combinazione con il trattamento psicologico, anche se in alcuni casi, l’associazione è sconsigliabile. I farmaci più usati sono gli ansiolitici, in particolare, le benzodiazepine e gli antidepressivi o inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina (SSRI).
Secondo la maggior parte degli studi, il farmaco è efficace quanto i trattamenti psicologici a breve termine; non è un rimedio a lungo termine in quanto vi è una percentuale molto alta di recidive, oltre a creare dipendenza.
Nel trattamento dell’agorafobia, i farmaci sono raccomandati solo quando ci sono motivi specifici per giustificarli.
C’è il pericolo che il paziente utilizzi il farmaco come tecnica difensiva, assumendolo solo nelle situazioni temute; in questi casi si dovrebbe smettere in quanto ciò rafforza il comportamento di evitamento.

Il trattamento dei problemi associati agli attacchi di panico
In alcuni casi, gli attacchi di ansia e di agorafobia sono accompagnati da altri problemi, in particolare si segnalano:

-Depressione: quando l’umore depresso viene da altri fattori e non direttamente dall’agorafobia (problemi coniugali, di autovalutazione, isolamento sociale) dovrebbe essere analizzato separatamente.
-L’assunzione di alcool e droghe come ansiolitici: rendono davvero difficile o impossibile il cambiamento nel comportamento agorafobico; i soggetti che assumono alte dosi di queste sostanze dovrebbero essere sottoposti a un programma di lenta disintossicazione prima del trattamento per l’agorafobia. E ‘consigliabile ridurre o eliminare la caffeina e altri stimolanti, in quanto aggravano ansia e interferiscono col trattamento.

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“Ansia e Attacchi di Panico: sintomi e cura”

Attacchi di panico: cosa sono, sintomi e cura

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