Chi è a rischio di ansia: L acorrelazione tra il disturbo ed alcuni fattori di rischio
1. Prima di tutto bisogna spiegare che chi soffre di ansia ha il rischio più elevato di avere anche altro disturbo d’ansia della stessa classe di disturbi.
Da qui, altri fattori importanti:
2. Le persone con meno istruzione e reddito basso sono più a rischio a sviluppare un disturbo d’ansia.
3. I single e le persone senza lavoro hanno spesso un disturbo d’ansia. Non è chiaro se questo sia la causa o il risultato.
4. I pazienti che in precedenza hanno avuto altre malattie mentali (in particolare la depressione), i pazienti con problemi di dipendenza, i pazienti con trauma psicologico nel passato o presente, i pazienti con disabilità mentali, rischio maggiore di disturbo d’ansia.
5. L’influenza della etnia del paziente al verificarsi di disturbi d’ansia non è chiaro.
6. I disturbi d’ansia sono spesso associati con la depressione dove però, molto spesso il calo dell’umore è direttamente una conseguenza dei lunghi periodi di sofferenza a causa dell’ansia stessa.
7. Negli anziani, soffrendo di entrambi i disturbi (ansia e depressione) i sintomi risultano essere più gravi, spesso con decorso cronico, recupero più lento, aumento del rischio di recidiva, limiti più psicosociali e peggiore qualità della vita. La combinazione di ansia e depressione in alcuni casi può portare a ritiro sociale o alla necessità di un ricovero. Con la sovrapposizione dei sintomi, la presenza del disturbo, può mascherare all’interno del quadro clinico l’altra condizione.
8. Gli individui con una condizione medica cronica spesso hanno anche un disturbo d’ansia.
Linee guida per la diagnosi:
Molti pazienti informano il medico spontaneamente sulle proprie paure le quali molto spesso si rivelano essere associati all’ansia. Dal punto di vista diagnostico è importante distinguere i disturbi d’ansia da altri disturbi (diagnosi differenziale) in quanto, ovviamente, il trattamento è diverso.
Questa diagnosi può richiedere ulteriormente altri accertamenti. Sicurezza e attenzione sono i presupposti per una buona diagnosi. Lo specialista deve, in particolare con i pazienti con problemi di salute mentale, essere essere molto attento e scrupoloso.
Segnali di un disturbo d’ansia:
Il medico potrebbe attribuire, dopo i dovuti accertamenti, i seguenti casi al disturbo di ansia:
-frequenti visite in studio per disturbi spesso somatici e senza altro riscontro obiettivo;
-sintomi o problemi persistenti non specifici, come ansia, irritabilità, labilità, problemi di concentrazione, letargia o disfficoltà ad addormentarsi;
-sintomi di iperventilazione, come la sensazione di mancanza di respiro, sudorazione, secchezza delle fauci, vertigini, sensazione di testa vuota, formicolio alle braccia e alle gambe;
-sintomi fisici persistenti per i quali non viene trovata una causa fisica e dove il paziente può essere difficilmente rassicurato. Soprattutto inspiegabili vertigini e palpitazioni cardiache dovrebbero evocare un disturbo d’ansia.
Altre condizioni che possono far pensare alla presenza di un disturbo d’ansia possono essere:
-richiesta di antidolorifici, ipnotici o ansiolitici;
-problemi di alcool o di droga;
-depressione;
-disturbo d’ansia in famiglia (familiarità del disturbo);
-anamnesi pregressa per un disturbo d’ansia.
Il medico tiene conto che molte persone si vergognano della loro paura e, dopo aver verificato la presenza di qualche timore, pone le seguenti domande:
–Ti senti teso o ansioso?
– Hai paura senza sapere di cosa?
– Cosa ti fa preoccupare di più?
– Hai paura di qualcosa o ti senti preoccupato e non riesci a capire perché?
– Queste sensazioni quando le avverti?
– Anche nel tuo ambiente le paure sono realistiche?
Se queste domande portano ad un sospetto di ansia o ad un disturbo d’ansia, il medico potrebbe fare altre domande per confermare o disconfermare i suoi sospetti:
– la durata e il corso dei sintomi (continuo o intermittente);
– la durata e la frequenza di tutti gli attacchi;
– la gravità dei sintomi, il grado di disagio soggettivo e l’impatto dei sintomi sul funzionamento sociale;
– le situazioni in cui la paura si presenta;
– se si evitano certe situazioni o attività;
– uso di alcool, di droghe o di benzodiazepine.
– Ai pazienti con disturbo da stress post-traumatico, il medico richiede informazioni circa le esperienze traumatiche vissute, dove il paziente è invitato a raccontare cosa è discusso. Ad esempio, le vittime di guerra, persecuzioni e violenze (spesso in ambito familiare, lavorativo o scolastico) , problemi legati alla professione (come ad esempio per militari, poliziotti, pompieri, infermieri…) e le vittime di violenza in famiglia o di abusi domestici;
Ad accompagnare i sintomi e definire il disturbo: palpitazioni, sudorazione, vertigini, tremori, ansia, dolore in qualche parte del corpo, disturbi di stomaco, formicolio, intorpidimento, calore o sensazioni di freddo, sensazione di derealizzazione o di depersonalizzazione, irrequietezza, facile affaticabilità, difficoltà di concentrazione, irritabilità e disturbi del sonno. il paziente con ansia ha spesso anche paura di: perdere il controllo, di impazzire o di morire (attacchi di panico), di rimanere bloccati e impotenti se si dovesse trovare in una condizione di malessere (agorafobia), oggetti specifici o situazioni (fobia specifica), in situazioni sociali (fobia sociale), tutti i possibili problemi in genere che la vita può quotidianamente accompagnare (disturbo d’ansia generalizzato), rivivere un evento traumatico (disturbo stress post-traumatico), avere una grave malattia fisica (ipocondria).
Il paziente potrebbe presentare in alcuni casi delle compulsioni (ad esempio, lavarsi continuamente le mani o le cose)
In un quadro di corretta diagnosi bisogna considerare:
– un eventuale rapporto con situazioni stressanti o sovraccaricostress familiare o di lavoro;
– la malaugurata presenza di pensieri suicidi;
– l’eventuale presenza di comorbilità tra umore depresso e / o perdita di interesse ed allucinazioni/deliri, disturbi della memoria.
Successivamente può essere richiesta una anamnesi fisica ed eventuali test di laboratorio. Nei pazienti anziani (> 65 anni) sono necessarie altre ricerche, perché potrebbe esserci più facilmente il rischio di un problema fisico, piuttosto che di un disturbo d’ansia.
Valutazione della manifestazione d’ansia quando rilevata:
– Stabilire se l’ansia è una comprensibile e normale ansia relativa a circostanze o ad eventi minacciosi.
– Se l’ansia si riferisce ad un’ansia “anormale” associata e sostenuta da disagio soggettivo e / o disfunzione sociale.
La diagnosi differenziale, le condizioni o i problemi da prendere in considerazione nei disturbi d’ansia:
– La presenza di disturbi somatici: ad esempio palpitazioni, ipertiroidismo e aritmie cardiache.
– l’ansia in una condizione medica: il confine tra il reale timore degli effetti del disturbo d’ansia, a volte, è difficile da determinare. L’attenzione deve essere rivolta alla presenza di ansia anticipatoria, al comportamento di evitamento e al comportamento dei sintomi dopo che la crisi di ansia è passata.
– La depressione: l’umore depresso e la perdita di interesse.
– I disturbi psicotici, depressione psicotica allucinazioni o deliri
- Eventuali disturbi della memoria e altri disturbi cognitivi.
- Somatizzazione o disturbi somatoformi: nelle condizioni di condizione non sufficientemente spiegata come disturbo fisico.
Articolo a cura del Dott. Pierpaolo Casto – Psicologo e Psicoterapeuta – Specialista in Psicoterapia Cognitiva e Comportamentale
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