LA TERAPIA COGNITIVA COMPORTAMENTALE PER IL DISTURBO OSSESSIVO COMPULSIVO
In genere, il paziente di disturbo ossessivo compulsivo soffre di pensieri intrusivi che generano ansia, disagio o il bisogno di effettuare un rituale, che possa diminuire il livello di ansia o disagio; in realtà, il rituale, non fa che
rafforzare i sintomi. Per esempio, un individuo che ha il pensiero che le sue mani possono aver toccato qualcosa di sporco o contaminato, si sente a disagio circa la possibilità di essere
contaminato o di contaminare qualcun altro. Questa ansia sgradevole o disagio è alleviato
dal lavaggio delle mani o di altri oggetti contaminati e ci si sente bene quando ci si libera di tali
sentimenti negativi, per cui ci si sente “bene” lavandosi. Allo stesso modo, un individuo che deve controllare la stufa e riscaldamento prima di uscire di casa in modo da non causare un incendio disastroso, avverte un certo sollievo dopo aver controllato tutto; così l’ansia che produce il
pensiero è temporaneamente ridotta al minimo.
I ricercatori guardando la fenomenologia del disturbo ossessivo compulsivo hanno esaminato quello che è successo quando chi soffre di disturbo ossessivo compulsivo, è stato esposto a stimoli che hanno attivato i rituali ed è stato chiesto di non impegnarsi nei rituali.
Inizialmente, c’è stato un aumento significativo di ansia, disagio e voglia di ritualizzare, poi però, questo aumento è rimasto abbastanza stabile e poi gradualmente si è ridotto in modo
che alla fine della sessione, il livello di disagio era quasi tornato normale. Quando questo
processo è stato ripetuto più e più volte, la scoperta sorprendente è stata che il disagio iniziale e l’
ansia erano diminuiti dopo ogni esposizione.
I risultati ottenuti, hanno portato allo sviluppo del trattamento comportamentale conosciuto come esposizione e prevenzione di risposta, come suggeriscono i nomi, i due elementi di questo trattamento sono:
– l’esposizione ai segnali e ai rituali compulsivi, e
– la prevenzione della risposta ritualizzata
La prevenzione non significa che la persona che soffre di questa condizione è trattenuta
dal compiere il rituale, ma piuttosto che l’individuo, con l’aiuto del terapeuta, volontariamente
non si impegna più nel rituale.
In parole povere, è la paura del pensiero che assicura il suo ritorno e il costante persistere della crisi. Questo risultato si ottiene attraverso il programma di esposizione.
L’esposizione non deve solo coinvolgere i pensieri ossessivi, ma deve includere anche le situazioni
che l’individuo ha evitato a causa della possibilità che i pensieri si manifestino.
Ad esempio, un malato che teme di danneggiare i propri figli, può decidere di evitare il contatto con coltelli o altri oggetti taglienti mentre i bambini sono in giro; o qualcuno che fa pensieri blasfemi può evitare di andare in chiesa per paura di quei pensieri, mentre si trova lì.
Il primo requisito per il successo di questo trattamento è la motivazione. Superare disturbo ossessivo compulsivo è difficile
e richiede uno sforzo costante da parte del sofferente, ovviamente, ci saranno periodi in cui
trattamento procede bene e altri in cui il progresso è lento e difficile, l’importante è tenere a mente che i problemi hanno influenzato la vostra vita per un considerevole periodo di tempo
e sono probabilmente ben radicati nella vostra routine quotidiana. Il progresso tende ad essere fluttuante, avere occasionali brutte giornate è la regola piuttosto che l’eccezione.
Come menzionato sopra, il trattamento consiste nell’esposizione ripetuta, esponendo l’individuo per periodi prolungati (da 45 minuti a due ore) a circostanze che producono disagio.
L’esposizione sarà sotto la supervisione del terapista che sarà con voi durante l’operazione. L’esposizione è classificata in modo che le situazioni siano moderatamente inquietanti e che siano efficacemente trattate prima di procedere con quelle più difficili. Le sessioni si svolgono ogni giorno, con compiti a casa, l’importanza di compiti a casa non può essere sottovalutata, poiché è con l’esecuzione di tali compiti che si verifica un miglioramento. Durante l’esposizione,
gli individui sono invitati ad astenersi da ritualizzare, si dovrebbe essere pronti a sperimentare un pò di disagio. In realtà, questa è una delle maggiori difficoltà quando si descrive questo tipo di trattamento ai pazienti; la maggior parte dei malati temono che l’esposizione ad uno stimolo che evoca il loro disagio, farà aumentare il livello d’ansia, finché non verrà compiuto il rituale, finchè
alla fine tutto diventa insopportabile. Come descritto in precedenza, il disagio raggiungerà il picco e poi gradualmente decadrà, ed ogni successiva esposizione sarà meno dolorosa.
Articolo a cura del Dott. Pierpaolo Casto – Psicologo e Psicoterapeuta – Specialista in Psicoterapia Cognitiva e Comportamentale
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