Articoli e Direzione Scientifica a cura del
Dott. Pierpaolo Casto

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Riflessioni sull’ansia

CONSIDERAZIONI SULL’ANSIA

A questo punto dovremmo aver capito che:

  1. I nostri stati d’animo, le nostre emozioni sono una conseguenza dei nostri pensieri
  2. Frequentemente distorciamo automaticamente la realtà dei fatti attribuendo  personali significati negativi
  3. I pensieri automatici negativi vengono “costruiti” passando da “filtri” personali di pensiero.

Tenendo ben in mente questo possiamo passare ad illustrare un facile esercizio utile a tutti per rappresentare ed individuare i pensieri che conseguono un nostro stato d’animo.

Stabiliamo che chiameremo

“A” la situazione in cui ci troviamo

“B” l’insieme di pensieri che abbiamo fatto in quella situazione

“C” gli stati d’animo che proviamo*

* Considerato che molte persone trovano difficoltà a dare un nome alle proprie emozioni, fornisco un breve elenco di alcune possibili in modo da potersi riferire inizialmente almeno a queste: Sorpresa, Imbarazzo, Gioia, Orgoglio, Disgusto, Paura, Rabbia, Eccitazione, Senso di colpa, Terrore, Tristezza, Panico, Allegria, Amore, Vergogna, Irritazione, Frustrazione, Delusione, Umiliazione.

Per rendere alcune sfumature ai personali stati d’animo si tenga presente che, per meglio rappresentarle, possono essere indicate insieme più di una emozione. Per definire ancora più accuratamente il proprio stato emotivo si può cercare di indicare il grado dell’emozione rispetto ad una misura da 1 a 100. Ad esempio Il signor Brambilla dopo una discussione col figlio può indicare di sentirsi: Rabbia + Delusione dove 40% è rabbia, e 60% è Delusione. O, ancora, la signorina Bianchi dopo un incontro romantico col fidanzato (ovviamente signor Rossi) riferisce di sentirsi: Gioia + Allegria + Amore; dove Gioia è 25%, Allegria è 30%, Amore è 45%.

Tra i fatti accaduti “A” e gli stati d’animo provati “C” ci sono dei “B”… dei pensieri che il signor Brambilla e la signorina Bianche fanno.

I pensieri sono “in relazione” con i fatti, gli stati d’animo sono in relazione con i pensieri; tutto come una “diretta” conseguenza.

A (cosa è successo) ——–> B (cosa ho pensato) ——–> C (come mi sono sentito)

I pensieri automatici negativi e i “filtri” di cui abbiamo parlato si nascondono nei “B”.

Quando una persona si sente particolarmente “male” dovrebbe cercare la causa del suo malessere nei “B”; sarebbe un errore se la si riferisse semplicemente a quello che gli è successo.

Una volta riconosciuti i pensieri automatici negativi e i filtri  della coscienza dobbiamo adoperarci a trovare le prove concrete che possono dare conferma alle nostre credenze (quali prove ho per credere che i fatti stiano realmente così come io credo? questa interpretazione è verosimile e logica?).

Fatto questo: cercare le alternative possibili a quelle nostre stesse credenze. Questo lavoro parte dalla domanda <<Ho considerato altre possibilità?>> e arriva a porsi altre domande chiarificatrici (ed aggiungo: “ansiolitiche”) del tipo: <<se le cose non stessero così come io sto pensando, cosa, invece, è potuto succedere? Come potrei spiegare questi fatti in altri modi?>>.

La signora Chiara una sera, arrivate le nove, si allarmò perché il figlio non era ancora rientrato in casa. “La testa”, riferisce <<me ne diceva tante… Vivevo un forte senso di  paura e tristezza>>. Il pensiero dominante era unicamente quello che poteva essere successo qualcosa di grave per la vita del figlio… <<gli sarà successo un incidente!>> più tempo passava, più la signora sentiva crescere il suo malessere… la realtà veniva filtrata dalla tendenza della signora a catastrofizzare e dal suo ragionamento emotivo; il risultato era diventato:  <<mi sto sentendo male… allora è vero che a mio figlio è successo qualcosa di grave>> da qui iniziò una serie di telefonate in tutti i pronto soccorso della città… la paura, la tristezza cresceva. L’idea che una tragedia avesse colpito il figlio bloccava ogni alternativa: la signora vedeva come causa del ritardo unicamente un incidente. Fu a quel punto che finalmente il figlio rientrò in casa spiegando alla mamma che nel rientro a casa aveva trovato molto più traffico del solito e che, per giunta. in centro aveva trovato una deviazione di marcia in quanto la strada era impedita…  da una fiera del dolce. La signora Chiara si tranquillizzò subito, ma la cosa più importante è che si accorse di aver esagerato a pensare subito a qualcosa di grave, che ci sarebbero state molte altre alternative più verosimili a giustificare quel ritardo, e che, anzi, concretamente, non aveva avuto nemmeno una prova per essere così convinta com’era di un guaio; riconobbe che non aveva nemmeno tentato di spiegare il ritardo in altro modo, riconobbe di essersi sentita molto male e che avrebbe potuto evitarlo… forse soltanto anche provando a chiamarlo sul suo telefonino (cosa che non pensò minimamente di fare). La signora Chiara si ripromise che avrebbe fatto tesoro di questo “spavento” e che se fosse successo nuovamente qualcosa di simile, avrebbe prima di tutto cercato e considerato tutte le alternative possibili . . .

Articolo a cura: Dott. Pierpaolo Casto – Psicologo e Psicoterapeuta – Specialista in Psicoterapia Cognitivo Comportamentale

 

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