Articoli e Direzione Scientifica a cura del
Dott. Pierpaolo Casto

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Sintomi degli attacchi di panico

Quali sono i sintomi degli attacchi di panico

Mi sta venendo un infarto: quando il cuore inizia a battere rapidamente le persone riferiscono questa sensazione come palpitazioni e questa condizione può portare a credere che si stia verificando un infarto. Questa interpretazione però è del tutto sbagliata in primo luogo perché il cuore può battere in modo molto rapido e per un lungo periodo senza che questo causi alcun danno. Sebbene il paziente con attacchi di panico riferisca che queste palpitazioni sembrano verificarsi proprio nella parte sinistra del petto, vi sono molte differenze tra un attacco di panico è un vero e proprio attacco di cuore.

Nel corso di un vero e proprio attacco di cuore il primo sintomo è una sensazione di schiacciamento del torace e un dolore continuo nel petto. Durante un attacco di panico invece l’attenzione è focalizzata sul rapido battito cardiaco. Molti pazienti raccontano di riuscire addirittura ad ascoltare con le orecchie il battito del proprio cuore. La stragrande maggioranza dei pazienti con attacchi di panico dagli accertamenti non risultano avere un problema cardiaco. Un vero e proprio attacco cardiaco produce un dolore cardiaco come se il cuore si stesse “frantumando”. La persona che subisce un infarto solitamente non ha nessun preavviso di problema al cuore e spesso per questo motivo non si cura. Il paziente con attacchi di panico invece inizia fare particolare attenzione alla condizione cardiaca e da qui inizia una serie di accertamenti.

Non riesco a respirare, mi sembra di soffocare: molti dei pazienti che soffrono di panico raccontano che durante le loro crisi hanno la sensazione di perdere il respiro, di essere sul punto di soffocare. Che accada questo è impossibile! Quello che invece succede è che la persona, proprio per questa sensazione di mancanza di aria, inizia a respirare più velocemente facendo scattare il meccanismo dell’iperventilazione facendo in modo che la miscela di ossigeno e anidride carbonica nel sangue sia sproporzionata. Questa sproporzione è proprio la causa del senso di debolezza e di vertigini che i paziente lamenta durante una crisi. Soffocare durante una crisi di panico non è possibile, anzi, quando il paziente gradualmente si calma e inizia a respirare normalmente, progressivamente anche questi sintomi passano.

Perdo il controllo: provare molti sintomi dell’ ansia tutti insieme può dare alla persona la sensazione di perdere il controllo di se stessi. Alcuni pazienti hanno paura di sembrare nervosi e sciocchi, hanno paura del giudizio degli altri e pensare che questo possa accadere può scatenare la sensazione di perdere il controllo. Molte persone riferiscono che durante una crisi non sono riusciti a controllare i propri movimenti o le proprie azioni. Per alcuni pazienti perdere il controllo è l’equivalente di impazzire, significa dover essere portati in una casa di cura. Solitamente il paziente ha come immagine della casa di cura i manicomi come venivano presentati nella letteratura o nei film di qualche decennio fa (prima della legge Basaglia che ha chiuso i vecchi manicomi ed ha aperto le case famiglia gestite dai privati… ).

In realtà il fatto di avere paura di poter perdere il controllo è proprio la prova che questo non sta accadendo. Le persone che effettivamente perdono il controllo di sé stessi non hanno coscienza di questo sta accadendo, né tanto meno si curano se questo accade.

Sebbene i pensieri e sentimenti di ansie di panico siano verosimili, è il cervello che ci sta ingannando facendoci credere di essere in qualche modo in una situazione di pericolo. In realtà tutto questo non esiste. Una delle parti fondamentali della psicoterapia consiste nell’insegnare al paziente a razionalizzare e lentamente cambiare i modelli di pensiero errato che si sono via via radicati. Un’altra parte della terapia insegna al paziente i meccanismi emotivi sia di ansia, di panico, che di serenità e tranquillità, insegnando le tecniche per raggiungerla. La terapia cognitivo comportamentale, è stato dimostrato dalla ricerca scientifica, essere la terapia più efficace per affrontare i problemi di ansia. Oggi i disturbi di ansia e di panico vengono trattati con successo nella stragrande maggioranza dei casi. La terapia cognitivo comportamentale, essendo una terapia attiva, è in grado, al paziente con motivazione e perseveranza, di insegnare a superare il grande problema.

La maggior parte dei medici o terapeuti sono adeguatamente addestrati a riconoscere o diagnosticare un disturbo d’ansia generale, tuttavia non sempre si è in grado di fare una diagnosi specifica distinguendo la sottoclasse di disturbo.

A volte succede di fare una cura per depressione quando in realtà il problema principale è quello di disturbo di ansia. Un motivo di questo e che è un soggetto che soffre di un disturbo d’ansia, di panico, di ansia sociale, a lungo andare e per motivi che vedremo meglio in seguito entra anche in un circolo depressivo a causa della triste e durevole condizione in cui vive. L’ansia ha provocato notevoli stravolgimenti nella loro vita quotidiana. Tecnicamente, la diagnosi più accurata che viene fatta è quella di distmia. Il punto principale è capire che è stata l’ansia a provocare la depressione e mai il contrario. L’intervento principale deve essere ammirato a curare l’ansia infatti, una volta ridotta l’ansia, anche il disturbo depressivo sarà ridotto. Le persone con attacchi di panico credono fermamente che l’attacco sia la prova che qualcosa non vada bene nel loro corpo. Abbiamo visto come molte persone hanno paura di un attacco cardiaco, di essere sul punto di perdere il controllo, di essere sul punto di svenire. Altre persone credono di poter soffocare; avvertendo vertigini, credono di poter cadere a terra. A causa di tutte queste esperienze, se non diagnosticato il vero disturbo, il paziente crede di avere una grave malattia fisica. La persona che avrà forti mal di testa e vertigini, inizierà a temere di avere un tumore cerebrale. La persona con rigidità o spasmi muscolari inizierà a credere di avere una malattia ai muscoli. La persona che avrà palpitazioni o battiti regolari prenderà questa come prova che qualcosa non va appena il suo cuore.

Questi pazienti chiederanno di essere visitati, chiederanno accertamenti e per questo si rivolgeranno al pronto soccorso ospedaliero o da medici specialisti, presso molte strutture prima di iniziare a capire che il loro disturbo è un disturbo di ansia e non di una condizione medica. Non è il loro corpo che non funziona. Inizialmente tutti pazienti credono che a non funzionare sia il loro cuore, il loro corpo, che il problema sia di natura medica, che hanno una malattia. Se così non fosse non riuscirebbero a spiegare la frequenza e la terribilità di quelle crisi. Non riuscirebbero a spiegare la durata e l’intensità delle violente emozioni e sensazioni che sovraccaricano la persona. Un altissimo numero di pazienti in seguito al primo attacco di panico si rivolge al pronto soccorso o al proprio medico di famiglia. Questi pazienti ritengono che la loro vita è in pericolo e che sia opportuno cercare qualcuno in grado di spiegare il malessere e ricevere quindi una cura. Quando i medici comunicano di non trovare nulla che non vada bene nella persona, qualche risultato che dal punto di vista medico possa giustificare il malessere non tranquillizza il paziente, anzi crea un ulteriore condizione di ansia. La persona è convinta che qualcosa deve per forza non andare bene altrimenti non si potrebbe spiegare tutto quel malessere, quelle terribili sensazioni e quelle violente emozioni durante l’attacco di panico. Purtroppo a molti pazienti, viene riconosciuto soltanto molto tempo dopo che il malessere che stanno vivendo può essere riferito ad una condizione di ansia.

A volte, soprattutto quando gli attacchi di panico si verificano spesso in luoghi molto diversi tra loro, la persona sente la propria libertà sempre più ristretta, nel senso di non sentirsi più al sicuro nello spostarsi in luoghi non protetti. La persona così si costruisce una zona di sicurezza questa può essere ad esempio una zona limitata intorno alla casa, ad esempio non riesce a spostarsi per più di un chilometro da casa, o rimane nei pressi dell’ospedale o del pronto soccorso. Questi pazienti avranno paura di poter avere una crisi di panico qualora si spostassero da questa zona di sicurezza. In questo modo il disturbo di attacco di panico può accompagnarsi ad un altro disturbo a questo correlato chiamato: agorafobia.

Articolo a cura del Dott. Pierpaolo Casto – Psicologo e Psicoterapeuta – Specialista in Psicoterapia Cognitiva e Comportamentale

 

Si consiglia la visione del seguente video:

“Attacchi di panico: cosa sono, i sintomi e le cause” (A cura del Dott. Pierpaolo Casto)

 
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