Quale cura per gli attacchi di panico?
La maggior parte degli specialisti sono concordi nel considerare più adeguata una terapia di tipo cognitivo comportamentale associata a volte anche a dei farmaci.
La prima fase della terapia consiste nell’informazione, bisogna capire cos’è l’attacco di panico e rendersi conto che molte persone ne soffrono. Molte persone affette da tale disturbo sono portate a credere che stiano impazzendo o che ciò induca ad un attacco cardiaco; proprio la “ristrutturazione cognitiva” ( cambiare il modo di pensare), aiuta il malato a sostituire quelle credenze con pensieri più realistici e positivi. La terapia cognitiva può aiutare il paziente ad individuare i possibili attacchi di panico, il cui limite potrebbe essere un pensiero o un cambiamento del battito cardiaco. Solo quando il paziente riesce a capire quale può essere la molla che fa scattare l’attacco di panico, può anche imparare a prevenirlo. La componente principale della terapia è quella che molti medici hanno definito” esposizione in immaginativo” che è simile a quella usata per la desensibilizzazione delle fobie, ma si concentra di più su ciò che è reale. Le persone colpite dall’attacco di panico hanno più paura che l’evento si ripeta che di oggetti e situazioni precise; la loro più grande paura è che l’attacco si scateni in determinati luoghi o circostanze.
L’esposizione in immaginativo può aiutare a superare l’attacco di panico, passando attraverso i sintomi: frequenza cardiaca elevata, vampate di calore, sudorazione e così via, e insegnare loro che tutte queste situazioni possono anche non sfociare in un attacco di panico. La terapia comportamentale è anche efficace per affrontare la situazione ed evitare attacchi di panico associati a fobie, per esempio.
Le tecniche di rilassamento sono importanti nel “passaggio attraverso l’attacco”, queste tecniche comprendono la riqualificazione della respirazione, infatti alcuni specialisti hanno notato che chi soffre di attacchi di panico, tende ad avere i tassi di respirazione un po’ superiori alla media; imparare a rallentarli può aiutare ad evitare futuri attacchi.
In alcuni casi risultano necessari anche i farmaci anti-ansia, antidepressivi e anche i farmaci cardiaci soprattutto i beta-bloccanti, per regolarizzare i battiti irregolari.
Infine anche un gruppo di sostegno con altri malati può essere utile, non può sostituire la terapia ma può essere un’aggiunta molto valida. Tutti questi trattamenti devono essere prescritti da uno psicologo o uno psichiatra.
Articolo a cura del Dott. Pierpaolo Casto – Psicologo e Psicoterapeuta – Specialista in Psicoterapia Cognitiva e Comportamentale
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